800 eroi e il successo delle Termopili cinesi

800 eroi recensione

Per quanto possa sembrare a tratti incredibile, quella di 800 eroi (The Eight Hundred), il film diretto da Guan Hu, e in uscita in sala il 25 giugno, è una storia vera. Siamo nel 1937, agli inizi della seconda guerra sino-giapponese, e l’esercito nipponico ha travolto Shanghai. La città è un cumulo di rovine, fatta eccezione per ciò che sorge a sud del fiume Suzhou. Lì ci sono le Concessioni internazionali, un variopinto melting pot di inglesi, francesi, italiani e altri stranieri, dediti ai bagordi tra casinò, locali notturni, insegne luminose e murales della Coca Cola. I giapponesi non osano (ancora) attaccare quella zona, per non coinvolgere gli Occidentali nel conflitto, perciò un pubblico multilingue, misto a ricchi cinesi e volontari di vario genere, assiste alla guerra che infuria sull’altra sponda del fiume. Dove la resistenza di un vecchio edificio è diventata un simbolo, un elemento cruciale per risollevare il morale dei cinesi dopo la caduta della città: è la difesa del magazzino Sihang. È la storia che in Cina chiamano degli “800 eroi”, anche se in realtà erano poco più di 400.

I PERSIANI DI TOKYO

I film di guerra che raccontano la resistenza di un gruppo di temerari posti di fronte a un nemico soverchiante funzionano non solo perché puntano sul coraggio (innato o acquisito in corso d’opera, magari vedendo cadere qualcuno a cui tenevano) e lo sprezzo del pericolo dei protagonisti, ma perché sono storie giocate sull’ineluttabile approssimarsi della morte per molti degli stessi. Che la storia stessa sia ambientata nel 480 a.C., all’arrivo dei persiani di Serse, o ad Alamo duemila e trecento anni dopo, poco cambia. Il cerchio si stringe, la tensione aumenta.

800 eroi monta una ricostruzione sontuosa, che ruota attorno a un set gigantesco figlio di un budget importante, in cui la brutalità dei combattimenti travolge tutto e tutti. Le pallottole bucano corpi e portano via dita, gli scontri corpo a corpo tagliano gole, le granate trasformano esseri umani in cenci anneriti. I cadaveri di accumulano, la disperazione si traduce in lucida accettazione dell’inevitabile. Il momento della fila di volontari da tramutare in bombe umane da far tuffare sulle testuggini giapponesi è la follia senza tempo della guerra, un’istantanea tremenda dell’inutilità di questo sport a cui gli umani si dedicano con passione da millenni. Il punto è che gli 800 eroi del titolo non solo, come detto, non erano affatto 800 (quel numero raddoppiato salta fuori, come il film spiega, da una mossa tesa a sollevare il morale dei civili), ma non erano neanche tutti eroi. Anzi.

QUELL’ULTIMO PONTE

La macchina da presa (800 eroi è peraltro il primo film cinese girato interamente in IMAX) indugia su una banda eterogenea di disertori e disperati, giovani soldati dispersi e riottosi lestofanti, che si ritrovano in questa cinerea situazione e, naturalmente, verranno tramutati dalla stessa in veri soldati. A parte una drammatizzazione alla fine della scena del ponte e del numero dei suoi caduti, gli eventi seguono in modo tutto sommato fedele quelli reali. E la dose di patriottismo è giustificata dalla tipologia di film: si fatica a non trovare qualche eccesso retorico, o il solito momento patriottico carico d’enfasi, in qualsiasi film USA in cui gli alleati affrontano i nazisti. Dal punto di vista dei cinesi, e di quello che ha rappresentato per loro l’invasione giapponese e il lungo conflitto che ne è scaturito, è la stessa, identica cosa.

Il regista, Guan Hu, cinquantaduenne di Pechino, non è nuovo alle pellicole a tema bellico, visto che ha partecipato insieme ad altri colleghi all’antologico My People, My Country, che nel 2019 commemorava i 70 anni della Repubblica Popolare. Lo stesso 800 eroi avrebbe dovuto uscire nel 2019, prima di esser rinviato a causa della pandemia. Uscito quindi in Cina nell’agosto dell’anno scorso, ha incassato quasi mezzo miliardo di dollari: non solo il maggior incasso planetario del 2020, ma anche il primo film al di fuori di Hollywood a ottenere un box office simile. Qui in Italia arriverà in sala tra qualche giorno, il 25 giugno.

Leggi su ScreenWEEK.it