Al Festival di Venezia tanta prigione, è l’effetto Covid?

(ANSA) – ROMA, 26 AGO – Probabilmente non sarà neppure un
record rispetto alle scorse edizioni, ma di fatto quest’anno al
Lido ci sono tanti film ricchi di prigioni, carcerieri e
sbarre. Forse è solo una coincidenza o, meglio, un diretto o
indiretto effetto Covid che ha favorito certamente le produzioni
ambientate in spazi limitati. Quegli stessi spazi d’altronde che
tutto il mondo ha imparato a conoscere in quarantena.
    Se si considera i soli film italiani sono ben tre che si trovano
dietro le sbarre: ARIAFERMA di Leonardo Di Costanzo, REBIBBIA
LOCKDOWN di Fabio Cavalli e in maniera meno diretta MONDOCANE di
Alessandro Celli.
    Sul fronte film stranieri troviamo invece: REFLECTION di
Valentyn Vasyanovych, IL COLLEZIONISTA DI CARTE di Paul
Schrader, LEAVE NO TRACES di Jan P. Matuszynski, AMIRA di
Mohamed Diab e 107 MOTHERS di Peter Kerekes.
    Tra gli italiani. ARIAFERMA di Leonardo Di Costanzo, film fuori
concorso che sarà distribuito da Vision Distribution, ci porta
in un vecchio carcere ottocentesco in dismissione. Per problemi
burocratici i trasferimenti si bloccano e una dozzina di
detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove
destinazioni. In un’atmosfera sospesa, le regole di separazione
si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme
di relazioni. Questo vale anche tra il direttore del carcere
(Toni Servillo) e un carcerato (Silvio Orlando). (ANSA).
   

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