lunedì, 25 Novembre 2024
Paralimpiadi, Italia potenza mondiale. Spedizione record con 43 medaglie
In nessun momento della storia il binomio Italia e sport ha fatto rima con successo come nell’estate che sta per concludersi. La dimostrazione arriva da Tokyo, dove una settimana fa si è alzato il sipario sulla 16° edizione dei Giochi Paralimpici, con la spedizione azzurra grande protagonista sin dal primo giorno. Un dato basta per comprendere come si stanno comportando gli atleti del Bel Paese: a sette giorni dal via, le medaglie conquistate sono 43, quattro in più del bottino ottenuto nel 2016 a Rio de Janeiro. Un trionfo che può diventare epico considerando che ci sono ancora cinque giorni di gare, prima della cerimonia di chiusura del 5 settembre.
Sull’eco dello storico successo della Nazionale di calcio agli Europei col batticuore dei calci di rigore nella finale londinese contro l’Inghilterra e seguendo la scia delle straordinarie prestazioni dei colleghi normodotati (con gli indimenticabili fotogrammi dell’assolo di Marcel Jacobs e del successivo oro in rimonta di Filippo Tortu nella staffetta 4×100 metri), nella capitale giapponese il tricolore italiano continua a farsi rispettare. Al momento in cui scriviamo l’Italia è nona nel medagliere, grazie a 11 medaglie d’oro, 18 di argento e 14 di bronzo; guardando al numero totale di piazzamenti, tuttavia, gli azzurri guadagnano due posti in classifica, superando le 32 medaglie dei Paesi Bassi e le 41 ottenute finora dal Brasile. Al comando della graduatori c’è la Cina con 129 medaglie (59 oro), ben 49 in più della Gran Bretagna che occupa il posto d’onore davanti al Comitato paralitico russo (73 medaglie).
L’Italia come potenza mondiale è rappresentata in particolare dal nuoto, disciplina dalla quale sono arrivati ben 27 podi. Dominatrice in vasca è stata Carlotta Gilli, nuotatrice 20enne in forza alla Rari Nantes Torino che all’esordio a cinque cerchi ha sbaragliato le rivali nei 100 metri delfino e nei 200 metri misti nella categoria S13, cioè di atleti ipovedenti. Nel suo palmares personale ci sono anche due secondi posti (100 metri dorso e 400 metri stile libero) e il bronzo nei 50 stile libero, sempre per la categoria S13.
Si è confermata campionessa olimpica nel fioretto individuale Bebe Vio, la cui esultanza piena di gioia e lacrime rimarrà negli occhi degli italiani. Battuta all’ultimo atto la cinese Jingjing Zhou, proprio come cinque anni prima in Brasile. Ma stavolta è una medaglia dal sapore diverso per la 24enne regina della spedizione azzurra: “Ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane del braccio sinistro, quello con cui gareggio, e morte entro poco. Sono felice, ecco perché ho pianto così tanto”. Bebe ha dimostrato ancora una volta di avere la forza per superare gli ostacoli più complessi e preparare una gara olimpica con uno staff d’eccezione in appena due mesi (e per questo ha dovuto rinunciare alla sciabola). Ecco perché la sua è, ancor più del solito, una medaglia da ricordare.
Dal fioretto è arrivato pure l’argento nella gara a squadre, con il terzetto Loredana Trigilia, Andreea Mogos e Bebe Vio piegate in finale 45-41 dalla Cina.
Se la citazione di merito sarebbe doverosa per chiunque sia in grado di arrivare e primeggiare alle Olimpiadi, le due vittorie nel giro di 24 ore nei 100 e 200 stile libero hanno confermato la grandezza di Francesco Bocciardo, già medaglia d’oro a Rio De Janeiro nei 400 metro stile libero. Sullo stesso piano Arjola Trimi, nata a Tirana e cresciuta a Milano, che ha migliorato l’argento in Brasile bruciando le avversarie nei 50 metri dorso e nei 100 metri stile libero nella categoria S3 (oltre all’argento nella staffetta mista 4×50 con Giulia Terzi, Luigi Beggiato e Antonio Fantin).
Altri due nomi obbligati in mezzo a una valanga di allori: Luca Mazzone e Francesca Porcellato, che in comune hanno l’età, 50 anni, e la determinazione di continuare a lottare e fare risultato. Nel primo caso c’è un argento a cronometro nel paraciclismo, dopo due medaglie della stesso metallo ottenuta a Sidney 2000 nel nuoto e il ritiro dall’attività, prima di esser ispirato dall’amico Alex Zanardi e tornare in pista con la bicicletta. Per la rossa di Castelfranco Veneto, ormai, non si contano i record: con il secondo posto nella cronometro porta a casa la quattordicesima medaglia in 11 paralimpiadi, passando dall’atletica allo sci di fondo e finendo sui pedali. Ammesso che abbia concluso una carriera già da favola.