Il regista Chernov, quei 20 giorni a Mariupol, il mondo ci aiuti

E’ straziante al limite del
sostenibile “20 Days in Mariupol”, il film che dal debutto al
Sundance sta facendo man bassa di premi, l’ultimo il Bafta
domenica 18 febbraio, ed è candidato per l’Oscar al miglior
documentario. L’autore, Mstyslav Chernov, 39 anni è ucraino di
Charkiv, un giornalista di gran razza dell’agenzia di stampa Ap,
che nel 2023 ha vinto il Pulitzer Premio Public Service –
Giornalismo per il bene pubblico per la copertura esclusiva
dell’assedio di Mariupol e il Premio Breaking News Photography –
per le immagini non filtrate sugli orrori della guerra in
Ucraina. Da quella esperienza è nato il documentario. Lo
scenario è quello della città che per prima sperimentò l’assedio
delle truppe russe nell’invasione che il 24 febbraio compie
tristemente due anni senza spiragli di soluzione. Mstyslav
Chernov è arrivato a Los Angeles per partecipare alla campagna
per gli Oscar.
    E’ un film brutale, emotivamente forte. “Non ci sono filtri,
è quello che mi sono trovato a vivere. Siamo abituati a film di
guerra, a serie tv avvincenti e siamo anestetizzati da un certo
tipo di immagini ma quello – risponde Chernov all’ANSA – che si
vede in 20 Days in Mariupol è vita vera, strazio vero”. Il film,
distribuito in Italia da Cineagenzia in collaborazione con
Internazionale, racconta i primi 20 giorni dell’assedio alla
città martire: Chernov e altri reporter Ap arrivarono e rimasero
intrappolati.
    Due anni di invasione di Putin, “ma per sopravvivere bisogna
continuare a sperare, combattere ancora. Il supporto delle
persone all’Ucraina ci spinge a non mollare, sarà una utopia? Al
momento restiamo in una catastrofe”.
    Chercov è un reporter di guerra, ha filmato la Siria, l’Iraq,
Gaza: “Ogni storia è diversa, ma l’impatto devastante dei
conflitti sui civili no, 20 Days in Mariupol porta questo
messaggio universale ‘torniamo ad essere umani'”.
    Il film è importante anche per sottolineare il ruolo della
stampa, “ci sono stati moltissimi morti tra i giornalisti in
tutto il mondo, un’escalation che riflette una tendenza,
soffocare il valore fondamentale della libertà di stampa”. La
notte degli Oscar il 10 marzo “è un momento per continuare a
gridare aiuto per la mia Ucraina”.
   

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