Vigas, l’assenza del padre genera dittature

(ANSA) – VENEZIA, 06 SET – Un film sull’assenza del padre e
sull’identità che in America Latina è una cosa tanto comune
quanto politicamente importante capace, com’è, di generare
dittature. Almeno la pensa così Lorenzo Vigas, in concorso
quest’anno alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia con LA CAJA.
    Il film è ambientato a Chihuahua, una delle regioni più
pericolose del Messico. Qui si svolge la storia di Hatzín
(Hatzín Navarrete), un adolescente piuttosto inquieto di Città
del Messico che si mette in cammino per recuperare i resti del
padre rinvenuti in una fossa comune. Il racconto inizia proprio
con lui, indio con tanto di faccia di pietra, che batte
ossessivamente il piede sull’autobus che lo sta portando a
destinazione. Arrivato al centro che raccoglie i resti dei
desaparecidos, gli viene consegnata un piccola cassetta di
metallo con quello che resta del padre. Ma Hatzin ha un
problema: arrivando sul posto ha visto un uomo del tutto
somigliante al padre. Così comincia a perseguitare questa
persona (Hernãn Mendoza) che seleziona, con grande cinismo, i
lavoratori per le molte fabbriche di abbigliamento ‘fake’ della
zona, tutti vestiti poi venduti negli Stati Uniti. Il criterio è
quello di trovare persone docili, affidabili e che non creino
problemi. In quest’ultimo caso li si fa sparire. Ma per Hatzin, che diventa poco a poco suo assistente e
braccio destro, la gioia di aver ritrovato il genitore è così
grande che non sta troppo a guardare per il sottile sulla sua
etica, anzi inizia pure ad imitarlo. Ma fino a che punto il
ragazzo, a cui è rimasta solo una nonna, passerà sopra a tutto
quello che vede? (ANSA).
   

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