Il supermagnete di Eni funziona; si aprono le porte dell’energia nucleare italiana

E’ stato un successo il primo test del supermagnete di Eni necessario per controllare la fusione nucleare. Lo ha annunciato la stessa Eni, che partecipa in questo progetto ambizioso attraverso Commonwealth Fusion Systems (Cfs, di cui gli italiani sono azionisti di maggioranza), insieme con il prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT) Mit di Boston.

L’esperimento è avvenuto il 5 settembre ma è stato validato dai dati raccolti soltanto ieri e ha confermato le prestazioni del supermagnete che nei reattori a fusione dovrà contenere e gestire il “plasma” di deuterio e trizio. La Cfs prevede di costruire entro il 2025 il primo reattore sperimentale e di produrre energia per la rete già nel prossimo decennio.

Unlocking SPARC: HTS Magnet for Commercial Fusion Applications www.youtube.com

Si è avuta quindi la conferma della validità di tre anni di lavoro di ricerca e progettazione: per la prima volta, un grande elettromagnete superconduttore ad alta temperatura è stato portato a un’intensità di campo di 20 tesla, il più potente campo magnetico del suo genere mai creato sulla Terra. La dimostrazione aiuta a risolvere la più grande incertezza nella ricerca necessaria per costruire la prima centrale elettrica a fusione nucleare al mondo. In un momento storico in cui la richiesta di energia elettrica a basso costo e senza emissioni nocive si fa pressante, dopo che anche il ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, durante il Forum di Cernobbio, è tornato a parlare di nucleare di nuova generazione, questo risultato apre la strada alla creazione di centrali elettriche poco costose e prive di emissioni carboniche che potrebbero dare un contributo importante alla limitazione degli effetti del cambiamento climatico.

“Se a un certo momento si verificherà che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso, sarebbe da folli non considerare questa tecnologia” aveva detto il Ministro, alludendo però ai mini reattori di quarta generazione, ben consapevole che la fusione nucleare è ancora un progetto. Tuttavia “La fusione è l’ultima fonte di energia pulita”, ha affermato Maria Zuber, vicepresidente per la ricerca del Mit, il carburante utilizzato per creare l’energia di fusione proviene dall’acqua, che sulla Terra è una risorsa quasi illimitata. Dobbiamo solo capire come utilizzarlo”. Con la dimostrazione di questi giorni la collaborazione Mit-Cfs è sulla buona strada per costruire il primo dispositivo dimostrativo di fusione al mondo, chiamato Sparc, che dovrebbe essere completato entro quattro anni. Dennis Whyte, direttore del Plasma Science and Fusion Center del Mit, che sta lavorando con Cfs per sviluppare questo reattore, ha dichiarato: “Le sfide per realizzare la fusione sono sia tecniche, sia scientifiche, ma una volta che la tecnologia è stata dimostrata questa sarà una fonte d’energia nuova e inesauribile. Whyte, che è anche il capo dell’ingegneria della Hitachi America, afferma che la dimostrazione di questa settimana rappresenta un’importante pietra miliare, affrontando le maggiori domande rimaste sulla fattibilità del progetto.

Per capire la differenza con la fissione nucleare, bandita dall’Italia all’indomani del disastro di Chernobyl, bisogna ricordare che si parla di replicare in modo controllato il processo che alimenta il sole. La fusione di due atomi per farne uno più grande liberando grandi quantità d’energia. Ma il processo richiede temperature ben oltre quelle che qualsiasi materiale solido potrebbe sopportare. Per catturare la fonte di energia del sole qui sulla Terra, ciò che serve è un modo per catturare e contenere qualcosa di così caldo (cento milioni di gradi e più), sospendendolo in un limbo che gli impedisca di entrare in contatto con qualcosa di solido che verrebbe fuso all’istante. Questo è possibile farlo utilizzando intensi campi magnetici che formano una sorta di “bottiglia invisibile” per contenere il plasma di protoni ed elettroni. Poiché queste particelle possiedono una carica elettrica, esse sono fortemente influenzate dai campi magnetici e la configurazione più utilizzata per contenerle è un dispositivo a forma di ciambella chiamato Tokamak. Per creare i campi magnetici sono sempre stati utilizzati elettromagneti convenzionali in rame, ma l’ultima e più grande versione di essi, in costruzione in Francia e chiamata Iter, si utilizzano i cosiddetti superconduttori a bassa temperatura. Nel progetto di fusione Mit-Cfs l’innovazione sta nell’uso di superconduttori ad alta temperatura, che consentono un campo magnetico molto più forte in uno spazio ridotto di 40 volte rispetto a quello che servirebbe con tecnologie più vecchie.

“È un grande momento”, ha affermato Bob Mumgaard, Ceo di Cfs “Abbiamo una piattaforma che è sia scientificamente molto avanzata, grazie ai decenni di ricerca su queste macchine, sia commercialmente interessante. Ciò che fa è permetterci di costruire dispositivi più velocemente, più piccoli e a costi inferiori. Portare quel nuovo concetto di magnete alla realtà ha richiesto tre anni di intenso lavoro sulla progettazione, la creazione di catene di approvvigionamento e l’elaborazione di metodi di produzione per i magneti che alla fine potrebbero dover essere prodotti a migliaia. Abbiamo costruito un magnete superconduttore unico nel suo genere. Ora siamo ben preparati per avviare la produzione dello Sparc”. Il prossimo passo verso la realizzazione della fusione nucleare sarà la costruzione di un modello in scala ridotta della prevista centrale, e se avrà successo dimostrerà che una centrale elettrica a fusione nucleare è possibile, aprendo la strada alla loro costruzione con la certezza di disporre di tutta ‘energia che occorre all’umanità mantenendo vivibile il pianeta.

Infine, l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha rimarcato: “Lo sviluppo di tecnologie innovative è uno dei pilastri su cui poggia la strategia di Eni volta al completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché la chiave per una transizione energetica equa e di successo. Il risultato straordinario ottenuto durante il test dimostra ancora una volta l’importanza strategica delle nostre partnership di ricerca nel settore energetico e consolida il nostro contributo allo sviluppo di tecnologie game changer”.

Una notizia che arriva dopo l’apertura fatta dal Ministro per la Transizione Ecologica, Cingolani, che si era detto pronto a studiare la bontà dei progetti legati al nucleare di quarta generazione, come sta avvenendo in altri paesi, europei e non solo. Frasi che hanno destato profonde polemiche, soprattutto tra i 5 Stelle totalmente contrari a qualsiasi ipotesi di utilizzo di questo tipo di tecnologia.

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