Parsifal di Filiberti, tra desiderio e rinascita

(ANSA) – ROMA, 13 SET – Non stiamo andando verso
l’apocalisse, “già la stiamo vivendo, come fine di una civiltà,
a livello antropologico, tra massificazione del pensiero e
annientamento dello spirito”, in un presente “nel quale la
fantascienza è sempre più reale”. Una rilettura del mito di
Parsifal, “che è apocalittico, escatologico, salvifico, non
potrebbe essere più attuale”. E’ deciso Marco Filiberti nello
spiegare la volontà di imbarcarsi nel suo film (si preferisce
definirlo opera cinematografica) più ambizioso, Parsifal,
produzione indie in sala dal 23 settembre (con anteprime dal 18
settembre) distribuito da 30 Holding. Il personaggio del ragazzo
dal cuore puro ammesso alla vista della Graal, viene codificato
per la prima volta nel 12/o secolo. Un mito attraversa i secoli
e trova la sua forma più popolare nell’opera di Wagner.
    Filiberti sceglie una strada personale, carica di elementi,
suggestioni e richiami, nel linguaggio e nella rappresentazione
unendo epoche, mescolando spiritualità e sensualità. Come
interpreti ci sono gli attori della Compagnia degli Eterni
Stranieri: Matteo Munari (Parsifal), Diletta Masetti, Giovanni
De Giorgi, Luca Tanganelli, Elena Crucianelli, Zoe Zolferino e
lo stesso Marco Filiberti nel doppio ruolo di Amfortas, “volto
di una spiritualità medievale, investita di regalità e
gerarchia” e di Felipe. Parsifal “è un archetipo e incarna
l’uomo che riesce ad essere finalmente libero. Lo diventa grazie
alla sua rinuncia, qui non intesa nel senso vittimistico del
sacrificio, ma attraversando ciò che più appartiene all’uomo il
desiderio”. Un viaggio al via idealmente nel porto di Odessa
tra fine ‘800 e inizio ‘900 una terra desolata che rappresenta “i tempi che viviamo” ed ha fra le tappe una taverna bordello
negli anni antecedenti alla II guerra mondiale. Il protagonista
si confronta con il rischio di perdizione (non mancano le scene
forti), per arrivare “alla via strettissima che abbiamo per la
rinascita”. Appaiono anche diverse incarnazioni del femminile, “lontane dai soliti stereotipi” sottolineano le attrici con i
personaggi di Kundry (Masetti), “prostituta e mistica”; Elsa
(Crucianelli), “una dea bambina”, e Senta (Zolferino), “imbrigliata dalla forza della natura”. (ANSA).
   

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