domenica, 2 Febbraio 2025
Favino, ‘cerco umanità e bellezza, Cannes spazio libero’
(dell’inviata Alessandra Magliaro) La malinconica Nadine Labaki che
pensa al suo Libano in pericolo, la super star francese Omar Sy
che si espone sul MeToo, la nativa americana Lily Gladstone
ormai bandiera degli indigeni del mondo e poi ancora Kore-eda,
Eva Green, lo spagnolo Bayona, la sceneggiatrice Ebru Ceylan e
poi la presidente della giuria che assegnerà la Palma d’oro il
25 maggio, Greta Gerwig e l’emozionato Pierfrancesco Favino.
“Cannes è uno spazio libero del cinema, uno dei pochi
rimasti. Si vedono film da tutto il mondo, ci si confronta, si
cambia idea, affronto l’esperienza della giuria con l’idea di
cercare la bellezza e l’umanità”, ha detto Favino, grato della
chiamata. Uno degli attori italiani più noti all’estero ha
promesso di essere “pronto alla sorpresa, a non cercare da
attore qualcosa di particolare ma di mettersi come tutti gli
altri di fronte allo schermo, discutere di cinema, imparare,
condividere, sapendo che l’umanità viene prima di tutto”.
I giurati imparano a conoscersi piano piano, il gruppo come
sempre è diverso ed eterogeneo, a fare da capitana è la
regista-attrice-creatrice del fenomeno Barbie, uscito senza la
minima soddisfazione agli Oscar ma con un botteghino mondiale di
1 miliardo 445mila dollari, record incredibile, per una donna.
Il tema femminile che è centrale in questo Cannes, non è
ignorato dalla giuria: ne parla Omar Sy, plaudendo al “coraggio
delle colleghe che stanno denunciando” e soprattutto Gerwig,
convinta che “sia importante parlare di MeToo” e “che il cinema
racconta storie che gettano semi, aprono dialoghi, migliorano la
società”. E aggiunge “Poche donne a Cannes? La partecipazione
femminile non è mai stata una domanda, se oggi ce la poniamo è
perché la società sta cambiando”. Gerwig, che cita Jane Campion
unico precedente di regista alla guida della giuria di Cannes
(era il 2014), 12/a donna in 77 edizioni (un numero che si
commenta da solo), sottolinea come l’industria cominci a fare i
conti con le disparità di potere tra i sessi, introducendo
novità come l’intimacy coordinator per le scene di sesso, “non
posso dire a che punto siamo, c’è un’evoluzione, un movimento ma
la destinazione ossia la parità e l’uguaglianza è da raggiungere
tutti insieme”. E accenna alla vicinanza con i precari del
festival che sono in lotta per migliori condizioni salariali.
Per tutti vale il sogno di Cannes, “lo immaginavo da
studentessa di cinema”, ha detto tra loro Labaki, mentre
Gladstone, che un anno fa riceveva qui standing ovation per
Killers of the flower moon con cui ha sfiorato anche l’Oscar, è
la leader di “una cultura sopravvissuta, quella dei popoli
indigeni del mondo”.
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