sabato, 1 Febbraio 2025
Lucas, non volevamo fare soldi ma film, così cambiammo Hollywood
(dell’inviata Alessandra Magliaro) Simbolo leggendario del cinema
americano, è stato accolto con una standing ovation di oltre tre
minuti George Lucas cui verrà consegnata domani nella cerimonia
di chiusura di Cannes 2024 la Palma d’oro onoraria. “Eravamo io,
Francis Ford Coppola, Paul Schrader, Steven Spielberg… con le
nostre idee, soprattutto una: noi non volevamo fare soldi ma
fare cinema. È stata un’epoca magnifica, c’era un ricambio tra i
vecchi studi che avevano fondato Hollywood e noi pronti a
rischiare, il fenomeno Easy Rider ci ha tirato la volata”, ha
detto uno dei protagonisti della cosiddetta Nuova Hollywood, la
grande onda di rinnovamento del cinema americano con cineasti
perfettamente immersi nel contesto politico sociale della fine
degli anni ’60 e di tutti i ’70.
Parla a lungo del suo rapporto fraterno con Coppola, di
cinque anni più grande: “Mi ero appena laureato in cinema a Los
Angeles, mi interessava la fotografia, l’animazione, avevo fatto
un corto di 15 minuti fantascientifico, THX 1138 – sarebbe poi
diventato il suo primo lungometraggio, L’uomo che fuggì dal
futuro, ndr – lui lavorava con Roger Corman ed era davvero
intenzionato a fare il regista, nel 1969 cominciò la nostra
avventura con American Zoetrope, la società fondata insieme”.
È un viaggio in mondi cinematografici leggendari quello che,
sostenuto in sala da un vero e proprio tifo di appassionati,
ricorda Lucas. La saga di Guerre Stellari innanzitutto, Indiana
Jones ma anche Mishima, Labyrinth, Willow di Ron Howard e poi
American Graffiti, “è il mio preferito, la premiere fu la cosa
più pazzesca vissuta, tutti scatenati come ad un concerto rock e
che successo: oltre 100 milioni di dollari”.
Lucas con la sua carriera ha cambiato la concezione del fare
il cinema, “per me non valgono le divisioni di ruolo”, ha detto
il regista, sceneggiatore, produttore cinematografico,
montatore. Alcuni film portano la sua regia come il primo Guerre
Stellari ad esempio e tutti sono scritti e prodotti da lui. “La
dote? Ai giovani e agli studenti di cinema dico sempre: la
perseveranza. Io sono stato un ragazzo testardo”, ha proseguito.
Definire visionario, sempre proiettato sul futuro anche
lontanissimo dalla terra è pleonastico, Lucas con la sua holding
è da tempo ormai molto altro. Ma è divertente sentirlo
raccontare la prima volta a Cannes, proprio con il corto Thx
1138. “Era il 1971 e la Quinzaine des Réalisateurs prese il film
ma la produzione, la Warner non aveva intenzione di farci andare
in Francia, così con il co-sceneggiatore riuscimmo a racimolare
soldi per arrivare. Entrammo senza biglietto di nascosto alla
prima. Dopo qualche anno la stampa mi chiese perché non avessimo
partecipato alla conferenza stampa: ‘semplice, non lo sapevamo’.
A Cannes è tornato altre volte: con Star Wars, Episodio III – La
vendetta dei Sith nel 2005, Indiana Jones e il regno del teschio
di cristallo nel 2008 e Indiana Jones e il quadrante del destino
nel 2023.
I suoi lavori, ha sottolineato, “non sono i generi di film
che prendono premi ai festival”, ma a quanto dice neanche lo
hanno arricchito: “È un mito che si guadagni soldi con il
cinema”.
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