Inside Out 2 è un passo indietro, con sollievo e distacco

Bene ma non benissimo. Inside Out 2 arriva al cinema (dal 19 giugno nelle sale italiane) facendoci piombare nel turbinio di emozioni dell’adolescenza. Attira sorrisi e risatine ogni tanto, fa applaudire per qualche guizzo sagace, ma non scalda come l’originale. Anzi, rispetto al film del 2015, che fu un’autentica perla d’animazione, fa un evidente passo indietro. Le emozioni che dominano dopo la visione? Sollievo misto a distacco.

Sollievo perché Inside Out 2, per fortuna, non è un fiasco. Funziona quanto basta. Noi siamo tra gli scettici che non volevano un sequel: Inside Out è stato un film perfetto, ritmato, divertente e intelligente, perché rischiare di rovinarne la memoria con un ennesimo sequel difficilmente all’altezza? Al sollievo, però, fa il pari un certo senso di distacco: l’energia innovativa e la forza brillante del primo film si disperdono.

L’emozione che invece probabilmente oggi popola i Pixar Animation Studios? Gioia: al botteghino Inside Out 2 ha regalato un debutto storico in patria, da 155 milioni di dollari nel primo fine settimana in sala (negli States è uscito il 14 giugno). E già a livello globale ha incassato circa 295 milioni di dollari!

Immagine del film “Inside Out 2” (Credits: Disney/Pixar)

Ecco Ansia, che fagocita tutto

C’è da ammettere una cosa: il prodotto Inside Out si presta particolarmente a sequel. Dopo che l’undicenne Riley aveva vissuto il turbamento di trasferirsi dal Minnesota a San Francisco, con il dispiegarsi di Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, era presto servito il proseguo: Riley che si affaccia alla pubertà. Con tutto il carico angosciante di emozioni che ne consegue.

In Inside Out 2, diretto dall’animatore Kelsey Mann al suo debutto alla regia, Riley (in italiano doppiata da Sara Ciocca) ha 13 anni. Come un allarme rosso, scatta la pubertà. Ed eccola, fagocitante, nervosetta e iperattiva, arriva Ansia (doppiata da Pilar Fogliati), l’emozione per molti dominante, che raramente fa un passo indietro. È arancione, tesa e tremolante, con capelli schizzati in alto che fluttuano a ogni suo frenetico movimento. È un’immagine indubbiamente affine a ciò che rappresenta, ma visivamente cozza con il character design dei personaggi che conoscevamo già.

Ansia si porta dietro Invidia (Marta Filippi), che non fa che ammirare gli altri, Imbarazzo (Federico Cesari), che si sente spesso mortificato e a disagio, ed Ennui (Deva Cassel), che è molto simile alla noia, al disprezzo e alla sensazione di apatia. «Se avete mai chiesto a un adolescente com’è andata la sua giornata e vi ha risposto soltanto “bene”, era Ennui a parlare », spiega Mann.

Immagine del film “Inside Out 2” (Credits: Disney/Pixar)

Tra schematizzazioni e buone intuizioni

Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, le emozioni primordiali, non sanno come gestire questa nuova ondata emotiva. Tanto più che Ansia è completamente presa dalla sua missione: «Proteggere Riley da ciò che non si vede». E questa battuta del film è una delle buone intuizioni di Inside Out 2. Ansia, nonostante tutto, se controllata e non lasciata a briglia sciolta, così come Paura, può proteggere. Sono intuizioni argute anche la ressa di proiezioni negative che Ansia chiama sé e alcune massime che spara qua e là, tipo «Dobbiamo essere preparati», «La pubertà richiede emozioni più complesse».

Nonostante svariati pregi, però, Pixar sembra aver spostato il focus del suo target: Inside Out era un film brillante per adulti e per bambini; Inside Out 2 sembra un film giocoso soprattutto per bambini. La sua schematizzazione del complesso mondo interiore, che ognuno ha dentro di sé, raramente riesce a sorprendere e catturare in maniera profonda e illuminante il pubblico adulto.

Ennui la diva, Nostalgia il guizzo

Il personaggio migliore di Inside Out 2, tra i nuovi arrivi? Ennui. Disfatta sul divano, annoiata, è così diva! Non è mai in azione eppure è determinante. Ed è un punto a favore darle connotati francesi.

La fa parlare in italiano Deva Cassel (in lingua originale invece è Adèle Exarchopoulos). La figlia d’arte, di Monica Bellucci e Vincent Cassel, diciannovenne, dell’emozione che rappresenta dice: «Mi annoio spesso, ma sono cresciuta con una mamma che mi ha sempre detto che è molto importante annoiarsi. È un’emozione che permette di prendersi del tempo, di riflettere, di aprire la mente e capire ciò che è meglio».

Immagine del film “Inside Out 2” (Credits: Disney/Pixar)

Il personaggio che compare per meno secondi di tutti in Inside Out 2 ma che in ogni striminzita battuta fa sempre centro? Nostalgia. Esilarante!

Tra le vecchie emozioni, invece, è sempre Gioia il principale traino narrativo. Nel dietro le quinte della nostra sfera emotiva ci sono guizzi interessanti, come lo erano stati in Inside Out i déjà vu, anche se meno rivelatori: ecco i flussi di coscienza, la parata delle carriere, la tempesta di idee, il caveau dei segreti.
Sono affidate al caveau dei segreti alcune sequenze divertenti ma anche l’occasione mancata del finale. A proposito, avvertimento per gli spettatori: restate in sala fino a dopo i titoli di coda, c’è un finale nascosto.

In attesa di Inside Out 3?

Il messaggio positivo del film? Non ci sono emozioni cattive, ogni emozione è da attraversare e da abbracciare. Cercando, ovviamente, di farne buon uso.

Ormai messa in campo l’adolescenza, la Pixar ci porterà poi dentro il primo innamoramento di Riley con Inside Out 3? Rullo di Paura.
Mann ha detto: «Mi piace giocare dentro a questo mondo, ci sono tante idee venute fuori e messe da parte, emozioni non esplorate: ad esempio, avevamo immaginato la terra del procrastinare. Intanto andate a vedere il 2. Al momento non ci sono piani».

Gli incassi da grancassa di Inside Out 2 aprono la strada. Sembra un… déjà vu.

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