Dall’Ucraina al Libano le voci del cinema sulla guerra

Dall’Ucraina al Libano alla Siria,
alla Diaspora degli Artisti in Guerra, al Centro Sperimentale di
Cinematografia sono stati in scena autori e film che hanno
affrontato storie e paesaggi di alcune delle aree del mondo più
tormentate da conflitti e guerre interminabili. Registi che
oggi, alla prima della tre giorni dell’evento che ha aperto per
la prima volta al pubblico la scuola di cinema più antica del
mondo, hanno mostrato le loro opere e parlato a più di 500
persone, tantissimi giovani. Film di registi libanesi, francesi,
ucraini, siriani, per la Diaspora degli Artisti in Guerra in
programma fino al 21 giugno. “Le tre parole del titolo,
diaspora, artisti, guerra, sono state ascoltate con un
entusiasmo, un’attenzione e un bisogno che mi hanno emozionato
profondamente” ha detto Sergio Castellitto, presidente del
Centro Sperimentale, dopo aver aperto la manifestazione.
    Klondike, di Maryna Er Gorbach e Mehmet Joreige, è un film
ucraino e turco la cui storia si svolge nel luglio del 2014
nelle vicinanze della città di Donetsk, nel Donbass, al confine
dell’Ucraina orientale con la Russia: è la storia di una
famiglia che viene improvvisamente scossa dall’abbattimento del
volo di linea MH17, avvenuto a pochi metri dalla loro
abitazione. I protagonisti, in attesa di un bambino, si trovano
ad affrontare le conseguenze della guerra che invade le loro
vite e la loro casa. “La guerra in Ucraina era cominciata già
nel 2014 e non è stato facile realizzare il film, tuttavia ciò
che conta nel cinema sono i sentimenti che lo spettatore prova e
che sono destinati a rimanergli dentro. Il film è un triangolo
tra l’idea del regista, ciò che realizza e la percezione che lo
spettare matura” ha detto Marina Er Gorbach dopo la proiezione
del film in conversazione con un pubblico di giovani.
    “Per poter continuare a vivere e far resistere la realtà,
bisogna continuare a vivere e raccontare storie attraverso il
cinema. È il cinema che ci dà la forza di resistere e di
esistere. Il cinema produce vita” ha detto invece Khalil Joreige
che insieme a Joana Hadjithomas ha diretto il film franco
libanese, Je veux voir, che vede protagonisti Catherine Deneuve
e Rabih Mroué. È la storia di un’attrice francese che visita il
Libano nelle zone devastate dal conflitto israelo-libanese del
2006. “Quando abbiamo riguardato per la prima volta ciò che
avevamo filmato, abbiamo capito che c’era della bellezza non
rappresentata dai telegiornali e che poteva essere parte di un
film, diventare cinema” ha detto Saeed Al Batal conversando con
il pubblico dopo la proiezione del film che ha diretto con
Ghiath Ayoub, Still Recording: 500 ore di girato, montato in un
documentario e contrabbandato attraverso la Siria per
raggiungere il Libano e poi l’Europa. “Un film che racconta le
verità che il presidente Al Assad lottava per tenere nascoste”.
    I film e le conversazioni con gli spettatori si sono svolte
al Centro Sperimentale in tre sale (Aula Magna, Sala Cinema,
Teatro Blasetti) che sono state appositamente allestite e
ristrutturate per l’accesso e la fruizione del pubblico.
   

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