Bellocchio, ‘piango Herlitzka grande come Aldo Moro’

(di Alessandra Magliaro) “È stato un principe del teatro e del
cinema, un gigante, lo stimavo moltissimo, ci intendevamo perché
aveva, oltre al talento di attore, una capacità piuttosto rara:
era protagonista sul set e sul palcoscenico, ma fuori dalla
scena era un normalissimo, riservato signore, non si atteggiava
come certi grandi di un passato remoto, non seguiva l’ego e
anche io mi sento così, pronto ad esibirmi quando serve e poi a
tornare nell’ombra”, dice all’ANSA Marco Bellocchio ricordando
Roberto Herlitzka, il grande attore scomparso oggi a 86 anni.
    I loro due nomi sono legati indissolubilmente ad uno dei film
italiani più belli degli ultimi 20 anni: Buongiorno notte, in
cui l’interprete torinese era un carismatico Aldo Moro, un ruolo
che gli valse premi e notorietà per le giovani generazioni che
forse non lo avevano visto a teatro o negli sceneggiati Rai.
    “Comprese benissimo quello che intendevo, devo dire che con lui
e Fabrizio Gifuni ho avuto due Moro straordinari”, prosegue
Bellocchio che a Venezia porterà Fuori Concorso Se posso
permettermi – capitolo II e intanto prepara l’attesa serie su
Enzo Tortora.
    “Herlitzka ha saputo interpretare un grandissimo uomo
politico come Aldo Moro e posso dire che è stato all’altezza di
quella grandezza. Aveva somiglianza fisica ma non solo quella,
riusciva a modulare la voce come lui, con un’espressione che lo
ricordava da vicino, reggendo i primi piani senza parlare,
interpretando la sofferenza dello statista prigioniero delle
Brigate Rosse senza tracimare in disperazione perché Moro da
cattolico non poteva averla. Due momenti sono favolosi: quando
cerca invano di convincere i terroristi, provando a contrastare
la loro folle cecità fanatica, e quando fa quella finale leggera
passeggiata con la pioggerellina e un sorriso sottilissimo
compare sul suo viso”.
    Bellocchio confessa che lo avrebbe voluto di nuovo per la
serie, sempre su Moro, Esterno Notte. “Andai a trovarlo per
parlare con lui del ruolo di Paolo VI, sarebbe stato perfetto e
lui lucidamente lo era, ma anche già affaticato e provato nel
fisico, concordammo insieme che non era il caso di affrontare il
set. Toni Servillo lo sa che a lui avrei preferito Herlitzka. Ci
salutammo con tristezza e con la promessa sincera per trovare
altre occasioni insieme, ad esempio un suo ritratto che a me
sarebbe piaciuto fare. Purtroppo non è andata così”, dice ancora
Bellocchio che definisce l’attore “tra i più completi della
scena italiana e diverso da tutti gli altri”.
    Il regista ricorda anche Herlitzka nella gamma del grottesco, “in uno dei film che più amo, Sangue del mio sangue – a Venezia
in concorso nel 2015 ndr – in cui interpretava una specie di
conte Dracula con un tocco di ironia sarcastica”. Se ne va un
grande e con un romanticismo che da Bellocchio non ti aspetti,
il regista lo ricorda in coppia con la moglie Chiara Cajoli,
attrice diplomata all’Accademia: “Non si separavano mai, erano
molto uniti e lui, come spesso succede a chi ha un legame tanto
forte, le è sopravvissuto di qualche mese”.
   

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