lunedì, 25 Novembre 2024
Sindromi coronariche, la cardiologa italiana firma le linee guida Ue
Una cardiologa italiana firma la nuova edizione delle linee guida europee sulle Sindromi coronariche croniche (Ccs). Felicita Andreotti, ricercatrice di cardiologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore-Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs, presenta al congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc), che ha preso il via oggi a Londra, le nuove linee guida che ha coordinato insieme a Christiaan Vrints dell’Università di Anversa (Belgio). Un impegno a tempo pieno, che è durato due anni, per coordinare una task force di 28 esperti tra cardiologi, cardiochirurghi, pazienti e infermieri di 13 Paesi, e che ha portato alla nuova edizione. La precedente era del 2018/19.
Si stima che una persona adulta su venti nel mondo sia affetta da una Sindrome coronarica cronica e che il numero sia destinato ad aumentare perché si vive più a lungo, siamo in grado di fare diagnosi sempre più accurate e perchè sale l’attenzione non solo ai grandi vasi del cuore (le coronarie), ma anche a quelli piccoli (microcircolo). Le Ccs, sottolinea Andreotti, “possono causare infarto miocardico, insufficienza cardiaca e aritmie cardiache maligne. Tutt’oggi, rappresentano la principale causa di morte nella popolazione adulta a livello mondiale. Ecco perché queste linee guida evidenziano l’importanza di una diagnosi precoce, di trattamenti adeguati e tempestivi e di un attento follow-up a lungo termine”. Le nuove linee guida contengono diverse novità: nuovi calcolatori di rischio per stimare la probabilità di ostruzione delle grandi arterie coronariche; moderni test diagnostici invasivi e non invasivi per lo studio delle malattie correlate alle Ccs; i benefici emergenti di stili di vita sani e nuovi interventi medici e invasivi; una sezione dedicata all’angina e all’ischemia cardiaca in assenza di ostruzione delle coronarie.
“In questi ultimi casi – spiega Andreotti – la patologia coronarica può essere causata da spasmi delle arterie coronarie e/o da disfunzione del microcircolo, che molto spesso non vengono messe subito a fuoco dal cardiologo perché i test abituali non consentono di rilevare queste alterazioni. Questa inefficienza provoca gravi ritardi diagnostici, mentre i pazienti, a volte fortemente sintomatici, affrontano ripetuti ricoveri e possono arrivare anche allo scompenso cardiaco. Nel sospetto, può essere necessario sottoporre i pazienti a test funzionali invasivi del circolo coronarico per determinare l’esatta natura del problema e arrivare alla terapia più corretta”. Inoltre, rileva, “viene ben sottolineata l’importanza del coinvolgimento del paziente nei processi decisionali e di gestione della malattia: la semplificazione degli schemi terapeutici e gli interventi di telemedicina possono favorire l’aderenza al trattamento e a stili di vita sani, migliorando anche il monitoraggio a lungo termine”. Tra le novità, il nuovo calcolatore di rischio consente di stimare la probabilità di malattia coronarica ostruttiva prima di ricorrere ai test invasivi o non invasivi. Il nuovo score, chiarisce Andreotti, “rispetto agli score precedenti consente di individuare con accuratezza i soggetti con una probabilità molto bassa (≤5%) di ostruzione delle grandi arterie, risparmiando dunque loro esami ulteriori, come l’angiografia coronarica con tomografia computerizzata, che andrà riservata ai soggetti con maggior probabilità di coronaropatia ostruttiva”.
“Un riconoscimento enorme per la nostra Istituzione, da molti anni estremamente attiva all’interno delle maggiori organizzazioni cardiologiche nazionali ed internazionali”, commenta Francesco Burzotta, direttore della Cardiologia del Policlinico Gemelli e della Scuola di Specializzazione in Malattie Cardiovascolari dell’Università Cattolica. Con le nuove linee guida, conclude Massimo Massetti, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e della UOC di Cardiochirurgia della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli, “viene sancito non solo il ruolo fondamentale della discussione interdisciplinare dei casi complessi ma anche il crescente coinvolgimento dei pazienti nel loro percorso di cura”. .
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