domenica, 24 Novembre 2024
Amos Gitai, ‘il dialogo unica vittoria per la crisi a Gaza’
(dell’inviata Alessandra Magliaro) “Il dialogo è l’unica
strada possibile” dice il regista di Haifa Amos Gitai
presentando alla Mostra del cinema di Venezia Why War, Fuori
Concorso, basato sulla corrispondenza su come evitare la guerra
che nel 1932 ebbero Albert Einstein e Sigmund Freud. Uno scambio
di lettere più che mai attuale nonostante sia passato quasi un
secolo.
Il film ripercorre le radici della guerra e si lancia alla
ricerca di una spiegazione della ferocia dei conflitti che
popolano il nostro mondo. Irène Jacob, Mathieu Amalric, Micha
Lescot sono tra i protagonisti della pellicola, girata tra
Vienna, Berlino, Tel Aviv e Parigi, con un cast e una troupe
internazionale con anche israeliani e palestinesi, “un
microcosmo felice – ha detto Gitai -, un contesto di amicizia
alla larga da ogni demagogia”. Un’idea che il regista israeliano
farà vivere anche a teatro: a Roma l’8, 9 e 10 ottobre c’è
attesa per House al teatro Argentina nell’ambito di RomaEuropa,
il suo ritorno al palcoscenico con una piece che racconta una
casa in Gerusalemme Ovest per un quarto di secolo attraverso le
vite degli abitanti che qui si sono succeduti, arabi ed ebrei,
palestinesi ed israeliani.
In Why War al centro c’è una domanda, “perché la guerra,
perché i popoli si fanno la guerra. Ho cominciato a pensarci a
gennaio dopo il 7 ottobre, ero veramente triste, quel paese che
amo sta di nuovo sprofondando in una situazione di guerra
infinita, siamo stati rapiti da un gruppo di persone che
vogliono prolungare la guerra mentre noi non vorremmo. Penso che
a volte il punto più basso darà spazio alla riconciliazione, non
si può uccidersi l’un l’altro a oltranza, la vittoria non esiste
finché la Palestina sarà sotto Hamas, così come Israele con un
governo estremista. Le loro proposte non possono andare bene,
bisogna ricostruire ponti, dobbiamo continuare a nutrire l’idea
che un giorno prima o poi questo ponte arriverà, anche perché
che altra possibilità c’è?”, sottolinea Gitai che è stato
oggetto anche di boicottaggio per il suo film a Venezia.
“Ho scelto di non mostrare immagini di guerra nel film,
perché se guardiamo la tv in Israele ad esempio mostra solo le
atrocità del 7 ottobre e quando le vedi ti dici ‘uccidiamoli
tutti’, se vado sulle tv arabe accade il contrario con solo
immagini della selvaggia distruzione di Gaza con le decine di
migliaia di persone morte, civili, bambini quasi mai terroristi
e allora predichi anche da lì la guerra ad oltranza. Ma così non
si va da nessuna parte se non verso la morte, dobbiamo trovare
un modo per ricostruire questa meravigliosa regione”.
Gitai parla di “tossicità della narrazione sulla guerra”,
convinto che “una goccia di arte e di poesia” possa comunque
servire. In Why War c’è anche una partecipazione italiana nella
produzione: la Indiana Production di Marco Cohen e Benedetto
Habib.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA