Almodovar, ‘io infantile, non accetto l’idea della fine’

Un film sulla grande difficoltà di
dire addio alla vita, sull’eutanasia, sull’amicizia al
femminile, sull’incarnazione e con una grande coppia di attrici,
Julianne Moore e Tilda Swinton, in grande forma. Tutto questo è
La Stanza Accanto, primo film in inglese di Pedro Almodovar, in
concorso a Venezia ’81, che sarà distribuito in Italia dalla
Warner.
    Ingrid (Moore), scrittrice di romanzi, e Martha (Swinton), ex
reporter di guerra, da giovani erano care amiche. Non si sentono
ormai da anni e si rivedono in una circostanza estrema: Martha,
malata terminale di cancro, chiede a Ingrid di aiutarla
nell’eutanasia (ha comprato la pillola giusta sul dark web). Per
farlo dovranno però rifugiarsi in una casa isolata tra i monti.
    Da qui giornate piene di vita e malinconia tra le due amiche in
attesa del grande addio.
    “È difficile parlare della morte – dice al Lido Almodovar –
anche se sono nato nella Mancia dove esiste una grande cultura
sulla morte, ma prevalentemente femminile. Io comunque l’idea
che qualcosa di vivo debba morire non l’accetto, sono forse
infantile, immaturo anche se poi la morte è dappertutto, basti
pensare alle guerre che ci circondano”.
    “Non mi sono mai confrontato con lei – spiega Tilda Swinton
-, so che a un certo punto finiamo e che alla fine la morte
arriva. Sono poi sempre stata vicina a quegli amici che hanno
dovuto affrontarla, ma amo anche molto l’idea dell’eutanasia, il
fatto che uno possa prendere la propria vita in mano è un
trionfo”.
    “Certo – aggiunge il regista spagnolo – questo è un film a
favore dell’eutanasia. Martha decide di liberarsi dal cancro
considerando: ‘se io arrivo prima, il cancro non l’avrà vinta’. La cosa terribile è che queste due donne devono comportarsi come
delinquenti per portare avanti il loro progetto. In Spagna noi
abbiamo una legge che permette l’eutanasia, una legge che
dovrebbe però esistere in tutto il mondo”.
   

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