domenica, 24 Novembre 2024
Happy Holidays, famiglie palestinesi e israeliane a confronto
Un racconto a quattro voci nel quale “ogni personaggio fa delle scelte in base a quella che considera
la propria morale; non è giusto o sbagliato, ma la morale è
qualcosa che abbiamo introiettato dai nostri genitori e dalla
società. La società israeliana, in relazione alla società
palestinese, tende a indottrinare, a dettare precetti che
vengono interiorizzati per cui sembrano e suonano normali,
perché dettati da una convinzione di una superiorità morale”. Lo
dice il regista palestinese con cittadinanza israeliana Scandar
Copti, in gara ad Orizzonti con Happy Holidays con Manar Shehab,
Wafaa Aoun, Meirav Memoresky e Toufic Danial, che prossimamente
uscirà con Fandango.
“L’idea di questo film è partita molti anni fa, così come
prendono vita tutti i miei progetti: parto da un fastidio
interiore che mi disturba e cerco di capirne l’origine” spiega
Copti, che nel 2010 era stato nominato all’Oscar per il miglior
film straniero con Ajami, diretto insieme a Yaron Shani. “Happy
Holidays è un film diviso in 4 capitoli – osserva – segue la
storia di due famiglie una palestinese e una israeliana. In ogni
capitolo si affronta la storia dal punto di vista di un
personaggio diverso. Così incontriamo Rami, palestinese di
Haifa, a confronto col fatto che la sua ragazza ebrea ha
improvvisamente cambiato idea sul suo aborto programmato.
Intanto Hanan, madre di Rami, affronta una crisi finanziaria e
si ritrova invischiata in complicazioni quando chiede il
risarcimento per l’incidente della figlia Fifi. Miri è costretta
ad affrontare la depressione della figlia mentre insieme a Rami
cerca di convincere la sorella a interrompere la gravidanza e
Fifi è tormentata dal senso di colpa per aver nascosto un
segreto che mette a rischio la reputazione della famiglia e la
relazione appena agli inizi con il dottor Walid.
“Nel caso di questo film sono partito da un ricordo di una
conversazione che ho origliato quando ero adolescente tra una
mia parente e il figlio da poco sposato – aggiunge -. La mamma
diceva al figlio : “non farti mai dire da una donna cosa devi
fare” e la cosa strana per me era che una madre, una donna, lo
dicesse al figlio”. Per Scopti “nessuno è veramente libero
finché le donne non sono libere, e nessuno è veramente libero
finché non siamo tutti liberi”.
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