Test di ingresso a Infermieristica, solo una domanda per posto

Calano le domande per l’ammissione ai
corsi di laurea in infermieristica specie nelle regioni del
Centro e del Nord Italia. Una riduzione , rispetto agli anni
precedenti, che da quest’anno comincia a interessare anche il
Sud. Lo rivela la Federazione Nazionale Ordini Professioni
Infermieristiche (Fnopi). Pur crescendo i posti a bando (377 in
più rispetto al 2023-24), le domande segnano un trend negativo
-10% (in media una domanda per un posto) ovvero 2.377 in meno
rispetto allo scorso anno. Entrando nel dettaglio, “il dato
diventa rilevante anche nella fase successiva alle selezioni –
si legge in una nota- quando, trovando posti liberi al Nord,
molti studenti meridionali si trovano costretti a rinunciare
perché le spese per i fuori sede e per le famiglie diventano
impossibili da sostenere”. Per la Fnopi diventa, prioritario
agire su più livelli, tanto dal punto di vista formativo quanto
dal punto di vista professionale. “Rispetto alla formazione –
spiegano- occorre accorciare i tempi di azione, iniziando oggi
ad analizzare i dati delle domande di iscrizione e a studiare
fabbisogni e azioni da attuare per i prossimi anni accademici.
    Indispensabile anche ampliare il lasso temporale dedicato alle
iscrizioni ai test, pubblicando i bandi con maggiore anticipo
(quest’anno c’è stato solo un mese a disposizione per gli
aspiranti infermieri)”. Per la Federazione, fondamentale poi,
rendere “concretamente efficace” la flessibilità delle
graduatorie, introdotta da questo anno accademico, utile agli
idonei per avere ulteriore possibilità di accesso al corso di
laurea in sedi diverse da quelle in cui hanno svolto i test. “Su
questo aspetto, voluto dal Ministero dell’Università e della
Ricerca, la Federazione avvierà un’attività costante di
monitoraggio. Resta ferma, infine, la necessità di una revisione
complessiva del sistema che, a partire dalle specializzazioni
dei percorsi formativi magistrali (in via di attivazione), possa
offrire prospettive di carriera agli infermieri e consentire di
liberare competenze che oggi spesso vengono già esercitate, ma
non sono riconosciute adeguatamente dal punto di vista economico
e organizzativo”.
   

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