domenica, 24 Novembre 2024
Love, in Norvegia fuga dalle relazioni tradizionali
Nella Norvegia contemporanea è
fuga dalle relazioni tradizionali che regolano in genere i
rapporti tra le persone, quelli affettivi, quelli sessuali e
quelli amicali. Questo un po’ il senso di ‘Love’ di Dag Johan
Haugerud, seconda parte della trilogia (dopo Sex e a cui seguirà
Dreams) del regista norvegese sull’analisi dei comportamenti
sessuali in contrasto con le norme sociali (in Italia sarà
distribuito da Wanted).
Tanti i personaggi in questo film, per certi versi teatrale,
in concorso a Venezia 81, che occupano di volta in volta lo
schermo, animati da lunghi dialoghi, alla ricerca di un’identità
relazionale che contempli i desideri personali e ovviamente
centrali anche le app di Tinder e Grindr. Protagonisti
principali Marianne (Andrea Bræin Hovig), un’urologa etero
divisa tra sesso e amore, e Tor (Tayo Cittadella Jacobsen), un
infermiere omosessuale compassionevole e smart che lavora nel
suo stesso ospedale. Una sera, dopo un appuntamento al buio,
Marianne incontra Tor sul traghetto dove quest’ultimo passa
spesso la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini. In questa occasione i due si raccontano le rispettive intimità e
si rendono anche conto che la loro sessualità non può essere
inserita in nessuno schema legittimamente riconosciuto. Così
Marianne inizia a mettere in discussione le norme sociali e si
chiede anche se un’intimità casuale possa essere un’opzione
anche per lei.
“Per molti versi questo film è utopico – dice il regista – :
riguarda infatti il tentativo di raggiungere l’intimità sessuale
e mentale con gli altri senza necessariamente conformarsi alle
norme e alle convenzioni sociali che governano le relazioni.
Credo che l’invenzione narrativa svolga un ruolo cruciale
nell’immaginare mondi possibili e mentalità alternative,
permette infatti alle persone di esprimersi e comportarsi in
modi spesso insoliti. Questo serve da ispirazione per pensare in
modi diversi nella vita reale. Con Love, e l’intera trilogia, il
mio obiettivo principale – continua – è stato quello di far
capire che è possibile immaginare nuovi modi di pensare e
comportarsi”.
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