domenica, 24 Novembre 2024
Venezia hype, operazione Hollywood riuscita
(dell’inviata Alessandra Magliaro) Venezia 81 chiude i
battenti, ma al di là del Leone d’oro assegnato domani sera
nella cerimonia di chiusura in sala grande del Palazzo del
cinema al Lido di Venezia, cosa resta? Certamente è stata
l’edizione del grande ritorno delle star americane sul tappeto
rosso, un numero davvero considerevole che ha illuminato la
Mostra del cinema rafforzandone l’immagine. Un’operazione back
to Venice che ha colpito e che infatti ha riportato il festival
anche sulla stampa straniera, non solo per le critiche
cinematografiche. Gli scatti di Venezia 81 vedono una dietro l’altra la coppia
dark agée innamorata di Tim Burton e Monica Bellucci, l’idolo
teen Jenna Ortega, Angiolina Jolie, Nicole Kidman, Pedro
Almodovar e le sue divine Tilda Swinton e Julianne Moore, la
coppia boomer Brad Pitt-George Clooney, il nuovo Daniel Craig
per arrivare al top con Lady Gaga arrivata con Joaquin Phoenix
per Joker accolta da una folla incredibile di fan come solo le
popstar riescono a fare. Venezia 81, per dirla con il linguaggio
dei giovani, ha saputo creare hype, grande attesa, ed ha
centrato l’obiettivo. I numeri sono tutti in salita, per vendita
di biglietti, per numero di accrediti, a metà mostra erano quasi
60mila biglietti venduti, +11% , di cui 1.747 abbonamenti (+25%
sul 2023). Il bilancio su ticket e presenze è per domenica 8 ma
il trend è di pubblico in crescita.
La presenza delle grandi star americane ha riportato
l’attenzione di tutta una filiera collegata, quella dei grandi
marchi di abiti e di gioielli. In particolare sugli accessori,
come accade al festival di Cannes da sempre, c’è stata una lotta
all’ultimo collier tra le griffe di oreficeria. Il motivo è
noto: la circolazione delle foto nei circuiti mondiali, come
avviene per gli Oscar o gli Emmy, costituisce un ritorno
garantito pubblicitario al brand, con i social a evidenziare
marchi e modelli. È così che gira il sistema dei grandi eventi
dove nulla dell’immagine dei talent è lasciato al caso,
dall’acconciatura al make up, dalle scarpe all’abito e agli
orecchini: le didascalie dei look sembrano titoli di coda di un
film. Dunque operazione riuscita, dopo l’anno critico con lo
sciopero di Hollywood che aveva impedito agli attori di essere
presenti. Sui film invece il bilancio è forse meno ‘amazing’: tanti
film attesissimi, rari i colpi al cuore e una constatazione
generale di ‘inverno’, anche per autori come Almodovar o Amelio
che hanno scelto di essere meno palpitanti, più frenati, non
nelle storie ma nella regia. Tanti i temi forti, come il fine
vita della Stanza accanto del regista spagnolo, l’essere
genitori oggi, fragili e con il senso di fallimento come nel
francese The Quiet Son con Vincent Lindon padre alle prese con
il figlio neonazista, di estrema destra. E poi il vissuto, i
conti con un passato difficile nel bel film di Walter Salles I’m
still here su un deputato desaparecido durante gli anni della
dittatura brasiliana la cui moglie impiega una vita fino ad
arrivare alla verità, nel coraggioso Il tempo che ci vuole di
Francesca Comencini sul suo rapporto con il padre Luigi e gli
anni della sua tossicodipendenza, in Familia di Francesco
Costabile che avrebbe meritato il concorso, storia tostissima di
violenza domestica da una vicenda vera di parricidio. Tra film ‘patinati’ come Maria con Angelina Jolie, lo stesso
Joker 2 meno travolgente del primo se non fosse per l’idea
musical dei classici reinterpretati da Lady Gaga e Joaquin
Phoenix, lo ‘scandaloso’ Babygirl con Nicole Kidman amante in
posizione abuso di potere, Queer con il nuovo Craig omosex in
cerca di amore, a lasciare il segno è altro. È una serie tv
geniale e gagliarda come il libro di Antonio Scurati da cui è
tratta con un regista come Joe Wright e un protagonista capace
di trasformarsi davvero ad ogni costo: è M , il figlio del
secolo sull’ascesa di Mussolini e del fascismo, ci avverte sui
pericoli dell’oggi con la potenza di Peaky Blinders.
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