domenica, 24 Novembre 2024
Vakhim, viaggio intimo in un’adozione internazionale
Diventare mamma con l’adozione
internazionale di un bambino cambogiano di 4 anni, aiutarlo nel
non perdere le proprie origini, anche ritrovando la sorella
Maklin e gli altri due fratellini, pure loro adottati in Italia,
sostenerlo e accompagnarlo, quando il figlio è pronto per farlo,
15 anni dopo, nel percorso per fargli reincontrare in Cambogia
la sua madre naturale. Sono le straordinarie e reali tappe di
vita raccontate dalla regista Francesca Pirani, mamma del
giovane protagonista della storia, nel suo documentario Vakhim,
presentato nelle Giornate degli Autori (Notti veneziane) alla
Mostra del Cinema di Venezia.
Il film parte dai momenti famigliari ripresi in video nei
primi mesi col cellulare nel 2008. Conosciamo così Vakhim,
bambino solare e pieno di vita, che supera in poco tempo
l’ostacolo di parlare solo Khmer, stringendo un forte legame con
i genitori adottivi e ambientandosi subito anche in Italia. “Ho
pensato a un documentario solo molti anni dopo, quando ho capito
che lui aveva voglia che si raccontasse la sua storia”, spiega
all’ANSA la cineasta che in passato ha collaborato anche con
Marco Bellocchio. Intorno al 2019, “dopo essere stata finalista al Premio
Solinas, ho iniziato a scrivere, ma è andato tutto lentamente: ho avuto difficoltà a trovare i produttori, gli attori (con cui
nel documentario si ricostruisce la fuga notturna della mamma
naturale di Vakhim con i figli piccoli dal suo villaggio,
lasciando un marito violento, ndr). Alla fine ho deciso di
partire con un progetto autofinanziato (con la Land
Comunicazioni) anche perché a quel punto Vakhim lo voleva
tantissimo”. Così l’anno scorso la famiglia è tornata in
Cambogia (con loro anche Maklin, che ha un rapporto solidissimo
con il fratello) e ha rintracciato la madre dei ragazzi che ci
aveva contattato e hanno potuto reincontrarla. “La parte in
Cambogia era quella che non potevamo prevedere. Ci siamo andati
per permettere a Vakhim e Maklin di riconnettersi con i loro
ricordi, ma volevamo anche fare il tentativo di ritrovare la
mamma, perché c’era stato così tanto dolore in questa storia”. Vakhim “è sempre stato molto allegro, molto vitale, si è
lanciato subito nel nostro mondo, però questi bambini quando
vengono adottati affrontano anche un trauma terribile, perdono
in pochi mesi la loro lingua madre, il loro mondo… io volevo
ricongiungere questi due pezzi della sua vita” .
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