Il botteghino italiano piange, autori a caccia di idee

(di Alessandra Magliaro) Il comico sfigato e la stalker
sovrappeso ossessionata da lui: raccontata così in un pitch,
ossia una presentazione a possibili produttori/investitori,
questa storia non andrebbe probabilmente da nessuna parte. Una
donna molto dimessa con un marito violento e una lettera con un
segreto: anche questa chissà. La prima è il plot di Baby
Reeinder, la serie autobiografica di Richard Gadd che è su
Netflix tra i casi di successo di stagione, la seconda è
ovviamente C’è ancora domani di Paola Cortellesi 37 e passa
milioni di euro al botteghino italiano. Nessuno, è noto, avrebbe
scommesso sul loro trionfo. A giudicare dai dati Cinetel di
questi giorni, dove i titoli italiani sono ai minimi termini di
box office, la domanda su quali storie funzionano, cosa attrae
il pubblico è la domanda delle cento pistole. Intercettare il
pubblico, creare hype come si dice ora, riuscire a fare di un
film (o una serie tv) qualcosa da non perdere è fare l’impresa,
perchè se è successo con il film di Cortellesi vuol dire che è
possibile ma una regola c’è. Il marketing, perchè il cinema è
prima di tutto squadra, è al lavoro come dimostra il famolo
strano di Paolo Sorrentino con le sue 14 anteprime di mezzanotte
per indurre tam tam su Parthenope con il pubblico più giovane.
    Al premio Franco Solinas all’isola della Maddalena dove da ben
39 anni si danno appuntamento gli sceneggiatori italiani in una
tre giorni, diventata sempre di più un laboratorio di idee,
un’occasione di scouting per nuovi autori e una bellissima
esperienza di mentoring tra vecchio e nuovo “in cui si
restituisce la passione per questo lavoro” come sottolinea la
direttrice Annamaria Granatello, il domandone sulle storie è al
centro.
    I giovani finalisti a Punta Tegge pitchano senza sosta al
cospetto di firme importanti, da Davide Serino (Esterno Notte,
The Bad Guy, Il Re e ora l’imperdibile M – il figlio del secolo)
a Ludovica Rampoldi (David di Donatello per Il Traditore di
Bellocchio), da Ilaria Macchia (Petra, La Storia) a Paola Randi.
    Cosa può funzionare appartiene “alla materia più imponderabile e
gassosa che esista” dice Silvio Maselli, autore e produttore che
ha proposto di aprire una sede-lab a Roma aperta tutto l’anno.
    Per la creatività e il coraggio di storie non scontate non sono
bei tempi, “nessuno è spaventato come ora” ammette la combattiva
produttrice Simonetta Amenta di Eurofilm, presidente dell’Agici
che raggruppa società indipendenti. “Di disturbare il
manovratore non se ne parla, è un periodo questo per storie
edulcorate” e prevede che sul fondo ministeriale per i biopic si
butteranno in tanti. Anzi, come sottolinea lo sceneggiatore
Stefano Sardo (L’arte della gioia), arriverà una stagione “drogata di biopic”. Il coraggio di essere liberi e non
autocensurarsi con la creatività fa i conti in questo periodo
con le incertezze in cui versa tutto il comparto italiano per la
riforma del tax credit: “i soldi sono stati usati per correre ad
andare sul set, inseguendo la pagnotta senza avere la ricetta
del pane”, ammette con delusione Sardo e ora con gli sbarramenti
ventilati dalla riforma si rischia lo stop per i più piccoli. E
poi c’è il fiato sul collo dell’intelligenza artificiale di cui
si è dibattuto a lungo. “La nostra industria raramente si forma
su un’ idea – lamenta Sardo – la green light arriva su altri
elementi: il cast importante, il romanzo best seller, il remake,
si fatica a credere alla forza delle idee, è difficile
riconoscerle e si tende a cercare di vincere andando sul sicuro.
    Una industria sana prova a cercare a correre sulle idee invece
abbiamo fatto quasi 400 film ma non è il numero a fare paura ma
quali”. Dice Nicola Abbatangelo “l’intelligenza artificiale
porta all’autofagia perchè elabora quello che trova come fonte
web e quindi si autoconsuma, non è un pericolo di creatività ma
una somma di probabilità”. E alla domanda posta dal decano Mimmo
Rafele a Copilot ‘Se l’intelligenza artificiale distruggerà la
creatività umana’, la società leader di Ia ha risposto ‘Non del
tutto’.
    Il pericolo avanza, anzi è già qui, l’Ia è usata più o meno
dichiaratamente nei lavori preparatori degli sceneggiatori, “sta
a noi autori chiederne le regole nei nuovi contratti per averne
il diritto d’autore”, è stato detto tra l’altro.
    Non c’è Ia, sono storie originali i due film che, secondo i
rumors, si contendono in queste ore la candidatura italiana alla
selezione per l’Oscar internazionale Vermiglio di Maura Delpero,
Leone d’argento all’unanimità a Venezia 81 e Parthenope di Paolo
Sorrentino passato a Cannes. Le storie restano al centro,
sempre.
   

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