L’infertilità non è una colpa, i consigli per affrontare la diagnosi

 Angoscia, fallimento, senso di colpa. Quando ci si trova davanti ad una diagnosi di infertilità capita di vivere la notizia quasi come un evento luttuoso. Il dolore per non poter realizzare il proprio desiderio di genitorialità, si somma alla frustrazione di essere la parte sbagliata della coppia e non poter far felice il proprio partner. Il 22 settembre si celebra la Giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità, un’iniziativa che mira a promuovere l’attenzione e l’informazione su un tema delicato, di cui si fa ancora fatica a parlare.

“Nonostante sia una situazione molto diffusa, si fa ancora molta difficoltà ad accettare una diagnosi di infertilità nella propria vita – dichiara Vincenza Zimbardi, Psicologa clinica della Riproduzione del Centro Pma di Ivi Roma – La prima reazione è solitamente di shock e incredulità. Capita che a volte per anni si sia allontanato il pensiero di una gravidanza perché non si era nella fase della vita adatta a questa esperienza e invece poi, quando si matura questa decisione, la vita faccia una specie di “sgambetto esistenziale” e si presentino impedimenti non previsti, spesso impensabili. Può sembrare allora che le aspettative per il futuro si sgretolino e ci si trovi a dover valutare decisioni complesse, come quella di ricorrere alla Procreazione Medicalmente Assistita. È molto frequente che, soprattutto all’inizio, si provi un senso di angoscia, solitudine, vergogna, rabbia e tristezza e che si perda il desiderio di vedere gli amici o di partecipare a occasioni in cui siano presenti persone che hanno appena avuto un figlio o donne in gravidanza. Anche la relazione di coppia può essere messa alla prova dalle tensioni inevitabili che possono crearsi. Questi sentimenti influiscono sulla qualità della vita quotidiana, permeandola di una serie di dubbi, difficoltà ed ansie. L’infertilità, da un punto di vista psicologico, è un’esperienza dura che può mettere anche in crisi la percezione positiva di sé e la propria autostima, poiché viene vissuta più come un problema di mancanza personale che come una malattia”. Nonostante i fattori che determinano l’infertilità riguardino quasi in egual misura sia gli uomini che le donne, la reazione tra i due sessi è molto diversa e le donne vivono questa esperienza con particolare sofferenza.

 “Essere sterili non è qualcosa per cui bisogna sentirsi in colpa o essere costretto a nascondere la necessità di aiuto medico per risolvere questo problema – aggiunge Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro Pma di Ivi Roma – non bisogna vivere l’infertilità come una condizione innaturale, ma come una patologia per curare la quale chiediamo un aiuto alla scienza, così come facciamo per tante altre problematiche di salute. Ma la decisione di fare affidamento alla medicina riproduttiva comporta un impatto psicologico sia sulla percezione del proprio corpo, sia sull’ambito relazionale della coppia. Coloro che cercano una cura e ricorrono alla medicina della riproduzione per avere un figlio possono sentirsi giudicati, colpevolizzati o incompresi nel loro percorso verso la genitorialità”. “Il primo passo da fare è lavorare su di sé e sulla coppia al fine di accettare consapevolmente la situazione ed essere ben informati e consci sul percorso da affrontare.

Tutto questo può non essere facile e rivolgersi allo Psicologo della Riproduzione è sempre una strada che apporta beneficio, come riconosciuto anche dalle Linee Guida Pma 2024. Infine, si può anche cercare un confronto con altre coppie con esperienze simili. Conoscere la storia di qualcuno che porta lo stesso vissuto aiuta sicuramente nella condivisione, normalizzazione ed accettazione, fondamentali in queste circostanze” conclude Vincenza Zimbardi, Psicologa della Riproduzione. 
   

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