Italia peggio di Spagna e Francia, arriva il Piano salvacuore

Screening obbligatori già dai 18 anni
per la valutazione di colesterolo e ipertensione,
elettrocardiogramma una volta l’anno per gli over 65, più aree
pubbliche e piste ciclabili nelle città per incoraggiare
l’attività fisica. Questi alcuni dei pilastri del primo Piano
Strategico Nazionale per la salute del cuore, realizzato dalle
principali società scientifiche di cardiologia e presentato in
vista della giornata mondiale del cuore del 29 settembre.
    In Europa le malattie cardiache restano la causa più comune
di mortalità, con 113 milioni di persone affette, oltre 12,7
milioni di nuovi casi e una spesa complessiva che tocca i 300
miliardi di euro. E l’Italia sta peggio di altri Paesi. “In
questo scenario l’Italia si colloca a un livello di rischio
cardiovascolare moderato, a differenza di Paesi ‘cugini’ a basso
rischio come Francia e Spagna. Questo – spiega Ciro Indolfi,
presidente della Federazione Italiana di Cardiologia – si
traduce in un numero ancora allarmante di decessi che superano i
220 mila l’anno, con una prevalenza più elevata della media
europea e un impatto economico complessivo di 20 miliardi nel
2021”.
    “Il peso di queste patologie aumenterà sempre di più in
conseguenza dell’invecchiamento della popolazione che
caratterizza l’Italia”, dichiara Pasquale Perrone Filardi,
presidente della Società Italiana di Cardiologia. Tema decisivo
è, dunque, la prevenzione. Secondo gli studi, il 40% dei nuovi
casi e il 50% delle morti per malattie cardiovascolari sono
evitabili, in quanto causati da fattori di rischio modificabili
legati a stili di vita. “Per questo il Piano punta a promuovere
campagne di disincentivazione del fumo, di educazione alimentare
e all’attività fisica, dalla scuola ai luoghi di lavoro”,
sottolinea Fabrizio Oliva, presidente dell’Associazione
Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri. Realizzato con il
sostegno della Società Europea di Cardiologia, il documento, che
si propone come guida di riferimento per le istituzioni, insiste
anche su percorsi di cura omogenei e digitalizzazione per
snellire la burocrazia.
   

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