Una bisbetica Rampling tra fiumi di alcool e un nipote triste

Un campione di brutto carattere e alcool addicted come l’anziana Ruth (Charlotte Rampling) incontra, nella più isolata delle case in Nuova Zelanda, Sam (George Ferrier, già nella serie Netflix Uno di noi sta mentendo) un nipote diciassettenne molto arrabbiato e con tanta voglia di morire. Entrambi capiscono che alla fine è meglio non combattersi troppo perché parlano la stessa lingua. Questo il plot di ‘Juniper – Un bicchiere di gin’, scritto e diretto daMatthew J. Saville, che arriverà nelle sale dal 3 ottobre distribuito da Trent Film. Ora va detto che Ruth non è una nonna qualsiasi, ma un ex fotografa di guerra in pensione che, ormai ridotta com’è su una sedia a rotelle, vive solo per il gin che beve a litri diluito con acqua e limone e per chiamare con prepotenza la sua infermiera Sara o il nipote quando quest’ultima è assente.In questo dramma familiare, forse troppo prevedibile in quanto a sviluppi, non manca il triste happy end, ovvero la felicità del ragazzo nel trovare quella voglia di vivere che non aveva più e quella di Ruth nell’affrontare il suo crepuscolo nonostante abbia sempre amato l’alba.Frase cult del film quella dell’anziana Ruth che a chi la manda all’inferno replica: “All’inferno ci sono già”.“Juniper è una storia basata sulle mie esperienze da adolescente” – dice Matthew J. Saville – . Quando avevo diciassette anni, la mia nonna alcolizzata si ruppe una gamba e si trasferì dall’Europa per vivere in Nuova Zelanda nella casa di famiglia. Heather aveva vissuto una vita incredibile, era stata in Spagna durante la guerra civile spagnola e aveva attraversato l’intera Africa bevendo abbastanza gin da mettere in salamoia un elefante. Era acuta, affascinante, divertente e sgarbata. In ‘Juniper’ ho scritto senza vergogna un film che affronta alcuni tra i temi più duri e drammatici con cui ci confrontiamo come esseri umani: la vita, l’amore, la morte, il dolore, la vergogna e la nostra stessa mortalità. Si tratta di un film sulla scelta che facciamo come esseri umani di vivere e di morire, su come gestiamo il dolore e su come abbracciamo la vita. Sebbene i temi siano oscuri, il tono è divertente e il dramma non ha un tocco di sentimentalismo.” 
   

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