Mannoni, ‘i miei pastori 5.0 demoliscono gli stereotipi’

Un affresco antropologico fa da
sfondo a una storia moderna che ha in sé l’incanto della fiaba e
la verve e la leggerezza di una commedia. Arriva nelle sale ‘Il
sogno dei pastori’ diretto da Tomaso Mannoni, film d’esordio nel
cinema di finzione per il regista cagliaritano, già noto
documentarista che vanta una nomination ai Nastri d’argento per ‘The wash’. Prodotto e distribuito da Ombre Rosse e Blue Film, il film è
stato presentato questa mattina all’Odissea di Cagliari, dove
sarà proiettato in prima nazionale per il pubblico alle 18 e
alle 20.30 e al Notorius alle 17, 19 e 21 e in contemporanea a
Roma al The Screen alle 20.15. Alla prima cagliaritana presenti
il regista, l’attore protagonista Alessandro Gazale e i
produttori Luca Cabriolu e Andrea Di Blasio. Il film sarà poi
distribuito nelle sale sarde e nel resto del paese. In una Barbagia agro pastorale 5.0, alla crisi delle aziende
ovicaprine, indebitate a causa del prezzo del latte, si aggiunge
l’incalzare dell’epidemia della lingua blu. Tra speranza e
disincanto, diffidenza e rabbia la comunità dei pastori guarda
alla modernità e ai social per trovare una via d’uscita con la
campagna ‘adotta una pecora’ per offrire, in rete, la
possibilità di sostenere a distanza l’economia precaria sarda.
    Così ‘Il sogno dei pastori’ accende un faro sulla storica crisi
del mondo agro pastorale, ma l’aspetto documentaristico resta
sullo sfondo, come cifra d’autore. “Nel film ci sono due secoli
di lotte – spiega il regista – c’è l’attualità di uno scontro
continuo con la burocrazia e la politica. C’è la rabbia sfociata
poi nel gesto esasperato del latte versato sulle strade come
forma di protesta. Questo episodio mi ha colpito profondamente e
mi ha dato lo spunto per questo lavoro”. Mannoni predilige questa volta la dimensione onirica,
l’intreccio narrativo che si sviluppa con leggerezza. Il regista
mette l’accento, con sguardo ironico, su stereotipi e luoghi
comuni e costruisce coppie di opposti. Ignazio, egregiamente
interpretato da Alessandro Gazale, è il pastore sardo duro e
puro, diffidente e disilluso, Andrea, ben incarnato da Fabio
Fulco, è un sedicente e seducente social media manager campano.
    Tra loro Antonietta, una intensa Astrid Meloni – nel cast della
mini serie tv Netflix ‘Il Gattopardo’ – sorella di Ignazio,
coraggiosa e determinata. Il film mostra i luoghi significativi
per la vita della comunità, come il bar, teatro d’incontro e
scontro tra visioni antitetiche e contrapposte che trovano
infine una sintesi nella ricerca di una soluzione capace di
restituire dignità e valore al lavoro agropastorale. Sullo schermo scorrono, con la fotografia di Matteo De
Angelis e nella scenografia di Marianna Sciveres, le immagini
del paesaggio disegnato da vallate, massicci montuosi,
altipiani, dolci colline. Nel silenzio e nella solitudine
affiorano come un’eco della memoria il canto a tenore, le
musiche cadenzate dei balli sardi, gemme su un tappeto sonoro
fatto di melodie mediterranee e elaborazioni elettroniche.
    Racchiudono antico e moderno le note di Mauro Palmas, ad
accompagnare una storia nella storia, che con le sue colorature
neorealiste richiama le atmosfere di una cartolina d’epoca.
   
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Leggi su ansa.it