sabato, 23 Novembre 2024
Ospedali, 1 letto su 4 bloccato da pazienti ‘parcheggiati’
Il 22-25% dei posti letti di Medicina
Interna sono occupati da ‘bed blocker’, pazienti che non hanno
più bisogno di trattamenti ospedalieri ma che non possono essere
dimessi perché non hanno aiuti a casa e non possono essere
affidati a strutture sul territorio. È uno dei dati emersi dal
simposio congiunto tra la Società Italiana di Medicina Interna
(Simi) e la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti
Ospedalieri Internisti. (Fadoi) tenutosi durante il 125°
congresso della Simi a Rimini.
“La sanità è una filiera che parte dalla casa, dalla
famiglia, dai servizi territoriali, va al pronto soccorso, poi
nei reparti ospedalieri e torna al territorio. È un sistema di
vasi comunicanti e se uno è intasato, si ferma tutto”,
sottolinea Dario Manfellotto, presidente di Fondazione Fadoi.
Per esempio, le cronache si soffermano spesso sulle
difficoltà dei pronto soccorso. Tuttavia, “non risolveremo mai
il problema del pronto soccorso se pensiamo che sia legato solo
alla struttura e al personale del pronto soccorso; dobbiamo
rivedere tutto il percorso dall’inizio alla fine”, afferma il
presidente della Simi Nicola Montano. “Se ci fosse un filtro sul
territorio, in ospedale arriverebbero solo le persone con un
problema acuto, il pronto soccorso sarebbe meno intasato e le
medicine e gli altri reparti specialistici riuscirebbero a
ricevere i pazienti”.
Lo stesso vale per la difficoltà di dimettere alcuni malati, “perché molti di questi pazienti non riescono a tornare a casa,
le famiglie non li possono assistere, lungodegenze e
riabilitazioni hanno numeri inadeguati. Bisogna agire a tutti i
livelli”, conclude Manfellotto.
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