sabato, 23 Novembre 2024
Da novembre ai neonati l’anticorpo contro il virus sinciziale
Immunizzazione in tutta Italia e per tutti i neonati, a partire da novembre, contro il Virus respiratorio sinciziale (Vrs), causa di infezioni anche gravi come la bronchiolite. La Conferenza Stato-Regioni ha infatti approvato l’intesa che sancisce il via libera alla compagna mirata a proteggere dal virus tutti i piccoli che nasceranno a partire da novembre e quelli nati nei 100 giorni precedenti, ovvero da fine luglio, utilizzando l’anticorpo monoclonale Nirsevimab che ha dimostrato di prevenire il 90% delle ospedalizzazioni.
Il piano di immunizzazione riguarderà anche i bambini fragili con meno di 24 mesi e sarà successivamente valutato un “eventuale allargamento progressivo – si legge nell’intesa approvata – a tutta la coorte 2024 in base all’andamento del progetto”. Quanto alla ripartizione delle dosi tra le Regioni, è stato stabilito un meccanismo di “cessione solidale” del 20% di queste ultime da parte di quelle che hanno già concluso la gara d’acquisto “al fine di soddisfare il fabbisogno delle Regioni sprovviste dell’anticorpo monoclonale”.
“Siamo riusciti a stanziare 50 milioni di euro per consentire un accesso equo a tutti i neonati già per questa stagione invernale – afferma all’ANSA Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute -. E’ un risultato che rispetta l’impegno preso dal ministro Schillaci e che abbiamo ottenuto con il contributo delle Regioni. La collaborazione e la sinergia si rivelano ancora una volta fattori strategici per rafforzare la tutela della salute”.
L’attività, chiarisce l’accordo, “verrà avviata da novembre. La durata iniziale sarà di 6 mesi, con possibilità di estensione in base ai risultati e alla disponibilità di risorse”. La dotazione iniziale, si precisa, sarà di 50 milioni di euro, da approvare entro metà novembre nell’ambito del riparto del Fondo sanitario nazionale 2024. Il Vrs, si sottolinea inoltre nel documento, “è una delle principali cause di infezioni respiratorie gravi nei bambini al di sotto dei due anni, con conseguenze potenzialmente fatali per i neonati e i prematuri”. Il virus, infatti, causa ogni anno nel mondo la morte di circa 100mila bambini sotto i 5 anni. In Italia, nel 2023, si sono registrati 15mila ricoveri per bronchiolite, di cui 3mila in terapia intensiva, e ci sono stati 16 decessi.
Soddisfatto il presidente della Società italiana di neonatologia, Luigi Orfeo: “Bene l’aver trovato una ‘camera di compensazione’ con un meccanismo solidale per assicurare subito la disponibilità di dosi a tutte le Regioni. Questo – afferma all’ANSA – consentirà di evitare una diseguaglianza nell’assistenza sul territorio, cosa che sarebbe stata inaccettabile. L’azienda produttrice ha infatti assicurato una copertura per il 75% dei neonati e tale meccanismo permetterà una copertura totale”. Bene anche i tempi della misura: “La stagione epidemica sta per iniziare ed il picco è previsto tra novembre e dicembre. La campagna da inizio novembre consentirà dunque di proteggere dai rischi tutti i neonati”.
Il via libera è tuttavia arrivato dopo che, nelle scorse settimane, non sono mancate le polemiche. L’avvio di una interlocuzione con l’Agenzia italiana del farmaco per il trasferimento del Nirsevimab dai farmaci in fascia C a quelli in fascia A, a carico del Ssn, era stato annunciato alle Regioni dal ministero della Salute lo scorso settembre proprio “per l’aumentata incidenza del Vrs nella popolazione pediatrica”. Ma l’annuncio è giunto dopo che una precedente circolare aveva allertato le Regioni in piano di rientro, prevalentemente al Sud, in merito all’opportunità di garantire autonomamente la somministrazione dell’anticorpo gratuitamente. Successivamente, a ottobre, in una nota al ministero della Salute, l’Istituto superiore di sanità aveva rilevato come la somministrazione a tutti i nuovi nati (e non soltanto ai neonati fragili) dell’anticorpo potrebbe non essere opportuna e comportare dei rischi. Una indicazione contestata da medici, pediatri e neonatologi. Oggi la svolta con l’intesa approvata, che sancisce definitivamente che l’immunizzazione sarà “universale”.
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