Turcan, la guerra in Ucraina negli occhi del bambini

Raccontare la guerra dagli occhi dei
bambini, costretti a crescere troppo in fretta. E’ stato lo
sguardo che ha adottato sul conflitto in Ucraina Alexandrina
Turcan, modella e attrice moldava (Emily in Paris, Haute
Couture) che firma il suo esordio alla regia con il corto
documentario We want to live here, prodotto da Sean Penn,
presentato da Alice nella città alla Festa del cinema di Roma.
    “Volevo vedere la guerra con i miei occhi in un Paese che
considero fratello, essendo così vicino al mio. Così sono
partita per l’Ucraina da sola – spiega all’ANSA la cineasta -.
    Là poi ho trovato delle persone che mi hanno accompagnato Sono
così arrivata a Borodyanka, una città vicino Kiev che è stata
duramente bombardata e ho iniziato a parlare con dei bambini, di
12, 13 e i 14 anni, una fase cruciale nella vita di tutti noi.
    Fra questi c’erano Volodymir, Vitalyi e Matviy, poi diventati
protagonisti nel corto”. Ha richiesto delicatezza, “tempo e
molto tatto conquistare la loro fiducia e soprattutto le loro
famiglie per far sì che potessero raccontarsi”. Nel film breve, vediamo i tre bambini nel quotidiano, fra
scuola (spesso interrotta dagli allarmi), palestra, gioco e vita
in casa, che raccontano l’impatto nelle loro vite della guerra,
dal vedere i genitori partire per il fronte, al vivere in un
eterno e pauroso presente, ma anche nel racconto dei loro
sogni. “Per me, la cosa più interessante è stata vedere come
hanno dovuto saltare le tappe della loro crescita, hanno un tipo
di mascolinità più adulta della loro età. Se glielo chiedessero
sarebbero pronti ad andare a combattere per il loro Paese –
osserva Turcan -. Non mostrano debolezza, cercano di nascondere
il più possibile quella sfera”. Tuttavia, hanno mantenuto
anche “una parte più legata all’essere bambini. La loro anima
non è spezzata”. Ovviamente “alcuni sono molto maturi, altri
sono rimasti molto più infantili, però in tutti, senti il
dolore”.
    Per il corto è arrivata la produzione di Sean Penn, che più
volte si è speso per sostenere l’Ucraina anche da cineasta: “lo
conoscevo già, siamo amici e gli avevo parlato del progetto. Poi
quando l’ho realizzato mi ha chiesto di vedere il primo montato
e dopo la visione mi ha detto di volerlo produrre”. Ora per l’Ucraina “non possiamo che sperare il conflitto
finisca il prima possibile. Anche se tra le due parti –
sottolinea Turcan, che vuole continuare il suo percorso da
regista – dopo tanto dolore e odio reciproco, sarà difficile
ricominciare a vivere in pace”.
   

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