Azar Nafisi, dalle donne la vittoria sul regime in Iran

(di Alessandra Magliaro) Gli occhi intensi di Golshifteh
Farahani si riempiono di lacrime quando ascolta Azar Nafisi, la
scrittrice iraniana di Leggere Lolita a Teheran, un best seller
mondiale che oltre 20 anni fa raccontò la generazione delusa ma
non vinta dei giovani che fecero i conti con l’inizio del regime
religioso di Kohmeini e decisero di lasciare l’Iran. Oggi questa
attrice meravigliosa, con una grande carriera internazionale,
vive sotto scorta a Parigi perchè ha scelto di essere una delle
voci, all’estero di Donne Vita Libertà il movimento che si
oppone agli ayatollah e di intervenire pubblicamente. L’autrice
Azar Nafisi, Golshifteh Farahani, e poi ancora Mina Kavani, Zar
Amir e le altre sono le attrici della diaspora, non possono
rientrare nel loro paese d’origine, hanno saltuari contatti con
le famiglie in pericolo per la loro scelta. E non poteva esserci
cast migliore per il film, tratto dal libro di Nafisi
(pubblicato da Adelphi 20 anni fa), che il regista Eran Riklis
ha girato, anche con la partecipazione italiana di Minerva
Pictures e Rosamont con Rai Cinema, dal 21 novembre in sala con
Europictures. Il loro red carpet oggi alla Festa di Roma dove il
film è in concorso, vuole essere visibilmente un segno di
speranza per quello che accade e questo aggiunge una emozione
particolare anche all’incontro di queste donne.
    È una sorta di passaggio di testimone generazionale quello tra
Nafisi che ha vissuto gli anni di Kohmeini e Farahani che ha
conosciuto il regime degli ayatollah di Khamenei che impone il
velo alle donne e le perseguita. Entrambe sono fuori dall’Iran
ma non per questo lontane dalle loro origini. “Non esiste
separazione tra noi della diaspora e loro che sono rimaste.
    Siamo un’unica nazione con lo stesso cuore e combattiamo per la
libertà e l’uguaglianza. Loro che sono dentro rischiano di più è
chiaro – dice Farahani – ma stiamo camminando insieme, siamo le
ali dello stesso aereo. Andare in esilio per tutti noi crea un
dolore indescrivibile ma siamo la voce del nostro paese, quella
che il regime vuole silenziare”.
    Il film come il libro best seller racconta l’esperienza
straordinaria e pericolosa che visse la stessa Nazifi insegnando
letteratura a Teheran all’inizio del regime di Kohmeini, facendo
conoscere a giovani donne Jane Austen, Nabokov, Il grande Gatsby
mentre l’islamizzazione del paese cresceva imponendo sempre più
ristrettezze alle donne, moralizzando la narrativa straniera. La
sua classe, che presto si trasferì clandestinamente a casa,
imparò ad amare quei libri e Leggere Lolita a Teheran è spesso
considerato è uno dei più toccanti atti d’amore per la
letteratura mai professati. Nazifi però stremata dalle
difficoltà decise di andare via in America dove scrisse
dolorosamente la sua storia.
    Sono passati oltre 40 anni e l’attualità della vicenda è
incredibile. “Oggi come allora le donne trovano nella cultura un
rifugio, tra l’arte, i libri, i film tutto ha lo stesso
linguaggio. Mettere luce è l’unica possibilità per creare ponti,
è questa la responsabilità di noi artisti – prosegue Farahani
con passione – quando il mondo è fuori controllo”. Ecco così che
il film Leggere Lolita a Teheran è parte dell’impegno della
diaspora per il movimento che il regime mira a spegnere in tutti
i modi.
    Cosa è cambiato da allora, da quella rivoluzione del 1980? “I
cambiamenti sono costanti, continui ma – risponde all’ANSA la
grande scrittrice iraniana – ma siamo ancora in un regime
iraniano che uccide le donne, le rende cieche, le fa sparire. Il
regime fa credere che il mondo si è dimenticato di noi ma nel
mio paese si continua a protestare: alla violenza e al rumore
dei proiettili si risponde ballando in piazza senza velo, donne
e giovani uomini che rischiano. Questo film è un omaggio al
coraggio delle nonne, delle madri e oggi delle giovani che
dall’inizio della rivoluzione non si sono fatte intimorire dal
regime e io sono convinta che arriverà la vittoria e passerà
dalle donne”. Baraye, l’inno delle rivolte nelle strade
dell’Iran, che Golshifteh Farahani ha cantato con i Coldplay nel
2022 in un memorabile concerto a Buenos Aires, chiude il film
dedicato a Mahsa Amini e al movimento Donne Vita Libertà.
   
   

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