sabato, 23 Novembre 2024
Tumore gastrico, 15mila casi l’anno in Italia ma solo 1 su 5 è in fase precoce
In Italia fa registrare oltre 15mila nuovi casi l’anno, me se in 12 anni (dal 2007 al 2019) sono stati evitati oltre 42mila decessi grazie al miglioramento delle terapie e dei trattamenti, ancora oggi solo un caso su cinque viene individuato in fase precoce. E’ il tumore gastrico e per conoscerlo meglio l’Associazione ‘Vivere Senza Stomaco si può’ lancia una nuova campagna nazionale di sensibilizzazione rivolta a pazienti, clinici, istituzioni e alla popolazione. L’obiettivo è sensibilizzare per individuare tempestivamente la neoplasia e potersi avvalere del miglior percorso di cura.
Testimonial della campagna è il conduttore tv Massimiliano Ossini, protagonista di uno spot per YouTube e di manifesti che saranno esposti nelle stazioni metropolitane di Milano e Roma a novembre. Prevista anche una campagna sui social media ed la guida ‘Mangiare bene per vivere meglio’ con le indicazioni di esperti nella nutrizione del paziente gastroresecato. Infine sul portale web viveresenzastomaco.org è attivata una speciale sezione in cui sono raccolte 10 storie di pazienti, caregiver e medici che hanno vissuto da diverse prospettive il tumore allo stomaco.
“Intendiamo aumentare la consapevolezza generale della popolazione coinvolta direttamente o indirettamente con il carcinoma gastrico – afferma Claudia Santangelo, presidente di ‘Vivere Senza Stomaco’ -. Vogliamo far comprendere quanto sia una malattia difficile ma con la quale è possibile convivere, ma vogliamo anche sollecitare le Istituzioni sanitarie affinché il paziente possa avvalersi di una organizzazione omogenea su tutto il territorio nazionale attraverso i Pdta, ovvero i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali”.
Presentati anche i risultati di un’indagine condotta tra specialisti del tumore dello stomaco ereditario legato alle varianti patogenetiche dei geni Cdh1 e Ctnna1. “Sono due mutazioni estremamente rare e che sono associate a forme aggressive di carcinoma sia gastrico che mammario – sottolinea Antonio Russo, Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università di Palermo -. Più in generale fino all’8% di tutti i casi presenta delle mutazioni che aumentano il rischio d’insorgenza di malattia. Queste possono essere trasmesse dai genitori ai figli e condivise con altri familiari ed è perciò necessaria un’accurata gestione della diagnosi e il follow-up dei pazienti e anche dei consanguinei sani. La survey evidenzia effettivamente alcune lacune nella presa in carico preventiva e nel relativo iter gestionale”. Secondo la ricerca, infatti, il 45% dei centri oncologici interpellati effettua regolarmente i test genetici ai pazienti under 50. Tuttavia, solo un terzo si occupa anche della gestione dei portatori sani di varianti patogenetiche. L’80% delle strutture sanitarie è collegato a centri di genetica oncologica e garantisce un supporto essenziale. Però solo nel 27% dei casi vi è un iter strutturato per la presa in carico delle persone risultate positive alle mutazioni.
“E’ necessario standardizzare sull’intero territorio nazionale i vari percorsi di gestione di pazienti che devono essere considerati ad alto rischio – conclude Bernardo Bonanni, Direttore della Divisione di Prevenzione e Genetica Oncologica dell’IEO di Milano -. I test genetici germinali rappresentano un’importante risorsa per la prevenzione e la personalizzazione delle cure di molte forme di cancro”. Infine, sempre secondo la survey, solo nel 15% dei centri di chirurgia oncologica interpellati esiste un percorso completo diagnostico e terapeutico comprendente chirurgo, genetista e anatomo patologo dedicato con possibilità di analisi molecolari. “È un altro dato che evidenzia quanto lavoro ci sia ancora da fare per migliorare l’assistenza anche per i pazienti colpiti dalla forma ereditaria di tumore gastrico – conclude Giovanni Corso, chirurgo presso l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano -. La chirurgia al momento rimane ancora il trattamento più importante nella maggior parte dei casi. L’intervento col bisturi può essere efficace ma si tratta di un’operazione molto complessa da affrontare ed è cruciale rivolgersi solo in strutture sanitarie che possiedono la giusta expertise”.
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