ll ragazzo dai pantaloni rosa, ‘un faro contro il bullismo’

Nel 2012 Andrea Spezzacatena, 15 anni
appena compiuti, un adolescente brillante e sensibile si suicidò
dopo essere stato a lungo oggetto di bullismo e cyberbullismo da
parte dei compagni di scuola. Abusi che la mamma del ragazzo,
Teresa Manes, scoprì solo dopo la morte del figlio. Una vicenda
che ora è diventata un film di Margherita Zanni, Il ragazzo dai
pantaloni rosa’ (che era anche il nome della pagina social su
cui Andrea veniva vessato), al debutto alla Festa del Cinema di
Roma in coproduzione con Alice nella città e nelle sale dal 7
novembre con Eagle Pictures. Protagonista nei panni di Andrea è
Samuele Carrino, in un cast che comprende Claudia Pandolfi nei
panni di Teresa Manes, Corrado Fortuna, Andrea Arru e Sara
Ciocca.
    “Questo film è nato da un’esigenza drammatica: la storia di
Andrea Spezzacatena è stato il primo caso di cyberbullismo in
Italia e fece molto notizia. Oggi questi fatti continuano ad
accadere, come abbiamo visto anche recentemente, non fanno più
così notizia e non va bene – spiega lo sceneggiatore Roberto
Proia rivolgendosi alla platea composta di ragazzi delle scuole
all’Auditorium parco della Musica-. Noi volevamo gettare un faro
su questo fenomeno, e rendere onore a un caduto, Andrea, in una
battaglia che stanno combattendo anche molti di voi”.
    Alla proiezione, come spesso accade con il pubblico delle
scuole, i ragazzi hanno reagito rumoreggiando su alcune scene,
ad esempio con un grande applauso quando Andrea reagisce tirando
un pugno a un ex amico che ha preso a vessarlo, ma secondo
Federico Boni di Gay.it ci sarebbero anche stati commenti
omofobi. Alla fine però non sono mancati anche dei giovani
spettatori commossi.
    “Per me è stato fondamentale l’incontro con Teresa Manes – dice
Margherita Ferri – le ho chiesto cosa si aspettasse e lei ha
risposto un film pieno di vita come era Andrea. Io volevo fare
proprio questo, un lungometraggio che celebrasse la vita di
Andrea e che non fosse sulla sua morte. Un coinvolgimento
emotivo che è stato sentito da tutti”. Nell’interpretare Andrea
ho sentito “una grandissima responsabilità – commenta Samuele
Carrino -. Ho letto il libro di Teresa e ho capito l’importanza
del messaggio che lei voleva far arrivare. Le parole possono
uccidere e così anche il silenzio. Lei dice ai bulli che le loro
parole possono uccidere e alle vittime che le loro parole invece
possono salvare”.
   

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