sabato, 23 Novembre 2024
Tumori, un caso su 3 va al pronto soccorso prima della diagnosi
Circa 1 paziente su 3 cui è stato
diagnosticato un cancro si reca in un pronto soccorso nei 90
giorni precedenti la diagnosi, secondo un nuovo studio
pubblicato sul Canadian Medical Association Journal.
Lo studio ha incluso oltre 650.000 pazienti cui è stato
diagnosticato un cancro tra il 2014 e il 2021 in Ontario: è
emerso che il 35% di loro (229.683) aveva fatto una visita al
pronto soccorso nei 90 giorni precedenti la diagnosi. Tra i
pazienti con visite al pronto soccorso prima della diagnosi di
cancro, il 64% aveva effettuato una sola visita, il 23% ne aveva
effettuate due e il 13% aveva avuto tre o più accessi in PS. Più
della metà (51%) dei pazienti che erano stati al pronto soccorso
prima della diagnosi sono stati ricoverati in ospedale.
“Il pronto soccorso non è un ambiente ideale per gestire
pazienti con sospetta diagnosi di cancro” – rileva l’autore
principale Keerat Grewal, medico di emergenza e ricercatore
clinico presso il Schwartz/Reisman Emergency Medicine Institute
del Mount Sinai Hospital di Toronto, Ontario, e ICES. “I pronto
soccorso sono abitualmente sovraffollati e offrono poca privacy.
Ricevere una sospetta diagnosi di cancro in questo contesto è
stato descritto dai pazienti come angosciante”.
La maggior parte delle visite al pronto soccorso era
correlata ai sintomi del cancro successivamente diagnosticato. I
pazienti a cui successivamente è stato diagnosticato un cancro
colorettale avevano visite al pronto soccorso legate a
ostruzioni intestinali e dolori addominali, mentre quelli con
cancro gastroesofageo avevano visite per sanguinamento
gastrointestinale, difficoltà a deglutire e dolore addominale. I
pazienti con tumori cerebrali avevano un’alta probabilità di
recarsi al pronto soccorso prima della diagnosi per debolezza,
confusione o convulsioni.
Diversi gruppi di pazienti erano più inclini a utilizzare il
pronto soccorso prima di una diagnosi di cancro, tra cui
anziani, persone provenienti da aree rurali, residenti in
quartieri marginalizzati, persone con più malattie e coloro che
hanno avuto la diagnosi di tumore durante la pandemia.
Lo studio evidenzia la necessità di garantire un accesso equo
a ulteriori accertamenti oncologici a partire dal pronto
soccorso durante la fase diagnostica del cancro, al fine di
migliorare la cura e gli esiti della stessa per i pazienti.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA