Atom Egoyan unisce letteratura, teatro e cinema nel suo ultimo film Seven Veils

“Sono tante le ragioni che mi spingono ad amare l’Italia. Principalmente, qui ritrovo la presenza dei grandi maestri del cinema. I ricordi richiamano alla memoria Michelangelo Antonioni, Bernardo Bertolucci, Federico Fellini, Marco Bellocchio. Ho studiato Roberto Rossellini, Pasolini e tanti altri. Ammetto di essere stato influenzato dai grandi maestri del cinema italiano. Di aver a lungo studiato il neorealismo. Dopo la Seconda guerra mondiale, il cinema italiano proponeva film che rappresentavano un contesto sociale complesso e complicato. Ci sono stati film che ho guardato e riguardato e per questo ho capito che il cinema italiano parla da solo, è pieno di energia e le sue vibrazioni sono diverse”. Atom Egoyan, grande nome del cinema indipendente, partecipa alla quinta edizione del festival internazionale Matera Film Festival. Il regista armeno, naturalizzato canadese, parla con Panorama.it del suo ultimo film, Seven Veils e racconta di lavorare a due progetti. Il primo è un’opera teatrale che presenterà a Berlino nel mese di aprile, il secondo è un film che presenterà nel 2025. Ama l’Italia e il suo cinema.

Siamo in Italia, qual è il suo film preferito?

Senza dubbio Federico Fellini con il suo film 8½. Il grande Marcello Mastroianni e la bellissima Claudia Cardinale. Federico Fellini era un talento straordinario.

Lei ama più il cinema o il teatro?

Quando realizzo un film, cerco registi che con i loro film riescono a ispirarmi. In particolare, cerco sempre di vedere film di registi che hanno portato al cinema le opere teatrali. Cerco di scoprire quei temi teatrali che scuotono l’animo e poi li porto al cinema.

Il suo ultimo film Seven Veils è una reinterpretazione in chiave cinematografica della Salomè del drammaturgo irlandese Oscar Wilde…

Il mio film Seven Veils è una reinterpretazione in chiave contemporanea della “Salomè” di Oscar Wilde e Richard Strauss che ho diretto nel 1996. Il film introduce temi che si ritrovano in film come Exotica e in Dolce Domani. Parla di disfunzioni familiari come l’incesto, ma ogni tema è affrontato in modo molto delicato e discreto per scavare dentro se stessi. Nel 2023 quando è nata l’idea di riprodurre la Salomè, ho pensato tra me che era arrivato il momento di riportarla in scena e di contestualizzarla ai nostri giorni.

Salomè con la testa del Battista è un noto dipinto del Caravaggio. Ha trovato ispirazione anche nell’opera del grande pittore del Rinascimento?

Il Caravaggio è stato di grande ispirazione per la luce. E’ straordinario pensare come quella luce possa entrare nelle immagini. Ma c’è un dipinto di Salomè che mi ha colpito molto. Si tratta della Salome di Vardges Sureniants (1860 – 1921, Armenia). Sureniants è stato il fondatore della pittura storica armena. Lui era un pittore, ma anche un attore teatrale.

Le è mai capitato di essere stato ammirato da uno dei grandi maestri del cinema italiano?

No, ma una volta, quando avevo 27 anni, lessi un articolo di Alberto Moravia su un mio lungometraggio e rimasi veramente colpito. Mi chiedevo come fosse stato possibile per questa persona poter condividere una sua opinione sulla mia opera. Il cinema è un aspetto dell’arte italiana, ma si può parlare anche di arte e grandi intellettuali come Moravia.

Qual è il ruolo dell’arte ai nostri giorni?

Penso che oggi il ruolo dell’arte sia molto più importante rispetto a quello che aveva ieri. Siamo continuamente schiacciati da una quantità enorme di immagini e spesso non riusciamo a elaborare le parole e nemmeno le immagini. Dobbiamo cercare di trovare delle opere d’arte, che siano film oppure affreschi, che trasmettono chiarezza. Per noi è importante capire, sentire, comunicare e trasmettere dei sentimenti per non diventare catatonici. Noi non siamo progettati per assorbire tutte queste immagini e a volte, quando sono in eccesso abbiamo problemi anche con la nostra memoria. La tecnologia è parte della nostra esistenza e della nostra evoluzione, ma dobbiamo stare molto attenti a come la tecnologia ci rappresenta.

L’Intelligenza Artificia, dove stiamo andando?

Noi umani non siamo in grado di elaborare la mole di immagini e le informazioni che l’Intelligenza Artificiale ci propone. Siamo esseri umani e per questo abbiamo bisogno di quella chiarezza che ritroviamo nelle opere d’arte. Questa è la chiave di accesso a un mondo di qualità che mette al centro l’essere umano.

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