venerdì, 22 Novembre 2024
Oncologi, taglio1103 posti letto in 10 anni. Crisi reparti
Ogni giorno in Italia si stimano
circa 1.000 nuove diagnosi di cancro e questo numero tende ad
aumentare di anno in anno dell’1%. Ma la crescita della domanda
di assistenza si scontra con una realtà critica: in 10 anni,
infatti, sono stati tagliati 1.103 posti letto pubblici nei
reparti di Oncologia (nel 2012 erano 5.262, ridotti a 4.159 nel
2022) ed il numero degli oncologi sta iniziando a diminuire a
livello nazionale, così come quello degli infermieri. E’ il
quadro “preoccupante” tracciato dal presidente dell’Associazione
italiana di oncologia medica (Aiom) Francesco Perrone in
occasione dell’apertura del 26/mo congresso nazionale.
L’Aiom chiede alle istituzioni maggiori risorse finanziarie.
“L’oncologia chiede più risorse anche per rispondere alla
domanda di assistenza in continua crescita – afferma Perrone -. A questo si aggiunga la capacità sempre più diffusa di rendere
cronica la malattia, grazie al progresso terapeutico. Gli
investimenti, finora, non sono stati proporzionati all’aumento
di richiesta di cure”. Per questo, avverte, “serve un cambio di
passo, con lo stanziamento di fondi per creare più spazi e
assumere personale”. La capacità del servizio sanitario pubblico
di abbattere le liste di attesa, “enorme problema alla base
anche di una quota di migrazione sanitaria – osserva – dipende
dalla ottimizzazione dei sistemi di prenotazione e dalla
disponibilità di spazi e personale”. Oltre a posti letto e
strutture più moderne, mancano infatti medici e infermieri, con
differenze ampie tra le Regioni: “La scarsità di specialisti è
diventata una vera emergenza e sta interessando anche la nostra
area medica. Cominciano, infatti, a rimanere vacanti i posti
nelle scuole di specializzazione di oncologia”. Eppure, in
contesti organizzativi spesso complessi, rileva Massimo Di Maio,
presidente eletto Aiom, “emerge la capacità di resilienza
dell’oncologia italiana, che riesce a svolgere un eccellente
lavoro sia in termini di assistenza che di ricerca”. Aiom ha
svolto ad esempio un ruolo di primo piano, sottolinea Di Maio, “nella definizione delle Linee Guida sui Pro, i patient-reported
outcomes, cioè l’insieme dei sintomi che misurano la qualità di
vita dei pazienti durante un trattamento, per valutarne
l’impatto”. Secondo Saverio Cinieri, presidente di Fondazione
Aiom, è inoltre necessario agire anche su altri strumenti che
possano migliorare la qualità di vita dei pazienti. Le
criticità, sottolinea, “riguardano in particolare l’assistenza
psiconcologica, perché ancora troppo pochi centri hanno uno
psicologo dedicato all’oncologia, e l’assistenza domiciliare
oncologica è disponibile soltanto nel 69% delle strutture. Altro
problema è il rapido accesso ai nuovi farmaci: i pazienti
italiani devono aspettare ancora quasi 14 mesi, rispetto ai 3
mesi della Germania. Ma l’Aiom, conclude Angela Toss,
coordinatrice Working Group Aiom Giovani, “ha anche una
particolare attenzione a gruppi di pazienti che, per vari
motivi, affrontano difficoltà nell’accesso alle cure
oncologiche”. È il caso delle persone transgender, immigrati,
detenuti e cittadini in zone di guerra.
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