venerdì, 15 Novembre 2024
Jenkins, io premio Oscar alle prese con ‘Mufasa: Re Leone’
La famiglia su tutto, il dovere, il
sogno di un mondo migliore da raggiungere, ma anche la crudeltà
del potere e l’odio per il diverso, il bastardo. Non si può dire
che manchino i temi in ‘Mufasa: il Re Leone’ prequel del
classico film Disney che ha fatto sognare milioni di bambini di
tutto il mondo, in arrivo il 19 dicembre nelle sale italiane a
firma del premio Oscar Barry Jenkins (Moonlight).
Girato tra live action e capture (ovvero leoni veri resi umani),
il film racconta, attraverso Rafiki, la leggenda di Mufasa alla
giovane cucciola di leone Kiara, figlia di Simba e Nala, con
Timon e Pumbaa, rispettivamente un suricato e un facocero, alle
prese con le loro follie piene di parole. Una storia drammatica
perché il cucciolo, prima di diventare il re giusto che
conosciamo, se l’è vista davvero brutta. Per un lungo periodo,
causa un’inondazione, diventa infatti esule ritrovandosi nel
regno di Obasa, leone aristocratico e cattivo, che lo considera
un randagio che puzza, un senza patria. Per fortuna diventa
amico di Taka, erede al trono di Obasa, che invece lo vede come
quel fratello che non ha avuto.
Queste, in estrema sintesi, le prime immagini di Mufasa: Il Re
Leone, viste stamani in un cinema romano dove poi c’è stato
l’incontro con il regista e alcune delle voci italiane: Luca
Marinelli (Mufasa), Elodie (Sarabi, leonessa madre di Simba) e Alberto Boubakar Malanchino (Taka).
“Quando mi hanno proposto di farlo ho detto subito no – dice a
Roma Jenkins – non ne volevo sapere. Poi è stata mia moglie a
convincermi così ho letto la sceneggiatura e ho scoperto che era
una cosa straordinaria, la scrittura mi ha davvero conquistato”.
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