Il mito dell’IQ, “ma non sempre è così valido per scegliere chi assumere”

  Avere un quoziente intellettivo (IQ) alto, non necessariamente rappresenta un parametro valido per la selezione lavorativa o per avere successo nella vita. “E’ ovviamente una facilitazione. Tuttavia, il concetto del IQ è stato oggetto di critiche per vari motivi, tra cui il fatto che un singolo indice non può essere considerato sufficiente per rispecchiare l’intera complessità individuale”. Così Nadia Bolognini, neuropsicologa di Auxologico e presidente della Società Italiana di Psicofisiologia e Neuroscienze Cognitive commentando l’iniziativa dell’imprenditore Elon Musk che ha lanciato la sua nuova provocazione chiedendo agli americani con IQ elevato e disposti a lavorare più di 80 ore a settimana, di unirsi al nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa statunitense senza alcuna retribuzione. “L’affermazione di Musk sembrerebbe a tutti gli effetti una provocazione. – continua – È a dir poco curioso che venga offerta come opportunità lavorativa ad individui di straordinario talento, un’attività monotona, poco stimolante, nonché associata a ritmi di lavoro serrati e inadeguata retribuzione economica”. L’IQ, comprende la capacità di un individuo di apprendere, ragionare, risolvere problemi e adattarsi a nuove situazioni, abilità in parte determinate geneticamente ed in parte influenzate dall’esperienza e dall’educazione. “E’ un indice non statico ma influenzato dal contesto sociale, culturale ed educativo in cui viviamo – prosegue-. Di fatto, se è vero che molti personaggi di successo hanno spesso un IQ oltre la norma, è anche vero che personaggi meno dotati in termini di IQ numerico, possono comunque rivelarsi geniali. Tra questi troviamo esempi illustri come Albert Einstein, noto però per un IQ ai limiti inferiori di norma, l’inventore Thomas Edison, il teorico Charles Darwin, ma che il brillante Walt Disney”.
    Introdotto inizialmente in Francia nel 1905 da Alfred Binet e Theodore Simon per identificare bambini con difficoltà di apprendimento, attualmente, la WAIS-IV (Wechsler Adult Intelligence Scale) è il test di riferimento per adolescenti e adulti, valutando l’IQ complessivo tramite 10 subtest distribuiti su quattro aree cognitive: comprensione verbale, ragionamento visuo-percettivo, memoria di lavoro e velocità di elaborazione. I punteggi del test aiutano a classificare il livello intellettivo, con un IQ sopra 120 indicante un’intelligenza superiore e sopra 130 considerato da genio. “La valutazione del IQ può essere utile per diagnosticare disturbi dell’apprendimento e disturbo da deficit di attenzione con iperattività (ADHD) o un ritardo nello sviluppo intellettivo ed essere richiesto in contesti legali, per pianificare così interventi educativi o riabilitativi”, conclude. 
   

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