Violenza sulle donne, studio Iss cerca le ‘cicatrici’ nel Dna

La violenza lascia cicatrici
molecolari sul Dna delle donne che la subiscono: capire fino a
che punto queste modifiche si estendano all’interno del genoma
delle vittime e quanto durano i loro effetti nel tempo potrebbe
essere la chiave per mettere in atto una prevenzione di
precisione. È questo l’obiettivo di Epi-We (Epigenetics for
Women), progetto di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità.
    Il progetto è ora entrato in una nuova fase e l’Iss sta
invitando le donne a partecipare attraverso la donazione di un
campione biologico. Chi volesse contribuire alla ricerca può
contattare l’Iss all’indirizzo email epi_we@iss.it, ha ricordato
l’Iss in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione
della violenza contro le donne che si celebra lunedì 25
novembre. “Già 70 donne hanno risposto e aderito al progetto e
alcune di loro si sono anche raccontate, hanno anche
parzialmente descritto il tipo di violenza subita. Per noi, e
per tutte le donne, è un grande risultato”, dice Simona Gaudi
coordinatrice di Epi-We ricercatrice del dipartimento Ambiente e
Salute di Iss.
    Intanto, l’Iss continua con i corsi di formazione per
contrastare e prevenire la violenza di genere, che hanno già
raggiunto più di 18 mila operatori sanitari di tutti i 651
pronto soccorsi e oltre 2 mila del territorio. “Rilevare la
violenza sulle donne che arrivano nei Pronto soccorso non è
affatto un processo scontato, è necessario che il personale di
salute abbia conoscenze, competenze e strumenti per farlo”,
afferma Anna Colucci, ricercatrice dell’Unità Operativa ricerca
psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione dell’Iss.
    “Le donne che vivono situazioni di violenza sono di ogni età e
appartengono a differenti contesti socio-culturali, spesso
temono di rilevare quanto hanno subito per timore di ritorsioni
da parte del maltrattante o di essere ritenute loro stesse, in
qualche modo, responsabili della violenza, temono cioè quello
che viene definito vittimizzazione secondaria”, conclude
Colucci.
   

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