>>>ANSA/Tornei-promozione-tv, il tennis modello Italia fa scuola

In principio furono le donne, la
generazione Schiavone-Pennetta-Vinci. Poi un sontuoso Fabio
Fognini che nel 2019 eliminò Rafa Nadal andandosi a prendere il
1000 di Montecarlo. E ancora la finale di Wimbledon, nel 2021, a
cui approdò Matteo Berrettini. L’attuale età dell’oro del tennis
italiano, scrivono gli ormai estimatori di tutto il mondo, è il
frutto di diversi momenti che hanno determinato il prima e il
dopo, e quello che si racconta oggi con la racchetta a tinte più
azzurre che mai non è affatto casuale. Dopo aver incensato il
doppio trionfo italiano declinato al femminile nella Billie Jean
King e al maschile in Coppa Davis, gli analisti individuano nel
boom un fenomeno che parte da lontano e che con il tempo si è
strutturato.
    “Perché l’Italia è diventata una storia di successo nel
tennis, dopo aver inseguito per tanto tempo altre nazioni?” si
chiedono i francesi dell’Equipe. “E’ una nazione appassionata
che ama questo sport e investe molto nei tornei Futures,
Challengers, ATP e WTA, offrendo molte opportunità per guardare
e giocare a tennis”. E proprio sull’offerta dei tornei, la
piccola grande Italia – sottolineano dalla Spagna, che nel
tennis ha sempre dettato legge – è dietro solo alla superpotenza
Usa. L’autorevole El Mundo, infatti, scrive che solo in America
si organizza un numero maggiore di Challenger, la categoria in
cui si formano i giocatori. Di fatto “di wild card in wild card,
un giocatore italiano può fare l’intera stagione agonistica
senza mai usare il passaporto”.
    Da Napoli a Barletta, da Francavilla al Mare, passando per
Vicenza e l’Open di Torino il Belpaese mette in campo 19 tornei.
    A cui va aggiunto il Master di Roma, che a maggio accoglie i
campioni internazionali. “L’Italia vanta anche le migliori
accademie al mondo” sottolinea il quotidiano spagnolo, citando
il ‘Piatti tennis center’ dove si è formato Jannik Sinner,
l’uomo simbolo di questo mmento aureo del tennis. il primo
azzurro a diventare il n.1 Atp.
    E sull’eccezionalità del campione altoatesino insiste
L’Equipe, che però parla di un movimento che vanta diversi
atleti di livello e tutti (tranne Berrettini) under 25. “Il n.1
ha anche beneficiato dell’emulazione. Berrettini (oggi 35°) è
stato top 10, e Musetti (17°) si è dimostrato capace di alcuni
lampi di genialità prima di lui. L’Italia conta sei giocatori
tra i primi 50: i tre citati, a cui vanno aggiunti Flavio
Cobolli (32°), Matteo Arnaldi (37°) e Luciano Darderi (44°)”. La
linea verde è altra marca distintiva: “Dei ventuno giocatori
sotto i 25 anni attualmente presenti nella top 50 ATP, cinque
sono italiani: più degli Stati Uniti (4), della Repubblica Ceca
(3), dell’Argentina (2) e della Francia (2)” scrive il
quotidiano sportivo francese”.
    Molto sta facendo anche la tv: “Il lavoro delle accademie e
la promozione dei tornei in chiaro alimenta il boom” dicono in
Spagna che analizza il fenomeno italiano a specchio su quello
iberico. “Come in Spagna l’exploit dei tennisti nasce da quello
delle donne, Schiavone, Pennetta, Vinci e Errani (quest’ultima a
37 anni ancora all’apice, in un 2004 che l’ha vista vincere
l’oro in doppio a Parigi e la B.J.King Cup a Malaga ndr)”. Da
allora l’Italia è solo cresciuta, nei numeri (quelli della base)
e nei risultati (anche di vertice).
    E proprio in una di queste vittorie gli esperti riconoscono “il primo impulso al boom”: Fognini che nel 2019 si impose su
Nadal nel Principato. Poi c’è stata la finale a Londra di
Berrettini per arrivare all’ascesa di Sinner, due slam, la vetta
della classifica, le Atp Finals (anche Torino ha contribuito,
scrivono dall’estero, ad allargare la platea tennistica in
un’Italia che promuove questo sport anche tra i giovanissimi) e
per finire il trionfo a Malaga in Davis. Il modello Italia ora
fa scuola in tutto il mondo.
   

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