domenica, 19 Gennaio 2025
A Chieti test con prelievo di sangue per diagnosticare Alzheimer
Un nuovo test, unico in Abruzzo,
per la diagnosi di Alzheimer, attraverso un prelievo di sangue,
che permette una diagnosi tempestiva e selettiva, utilissima
nella scelta di terapie specifiche e mirate, è stato messo a
punto dalla Clinica Neurologica dell’ospedale ‘SS. Annunziata’
di Chieti, diretta da Stefano Sensi. E’ reso possibile grazie a
un apparecchio acquisito dal ‘Cast’ dell’università d’Annunzio
a fini di ricerca clinica, che analizza il plasma con un sistema
a chemiluminescenza, ed è in grado di dosare la concentrazione
di due proteine, Beta amiloide e Tau, considerate fondamentali
nel causare la malattia: se in una persona che manifesta segni
clinici di deterioramento cognitivo vengono rilevati valori
eccessivamente bassi della prima e alti della seconda, la
malattia di Alzheimer è già identificata.
“Per la ricerca clinica si tratta di un traguardo importante
– specifica Sensi, nel duplice ruolo di professore ordinario e
direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze
Cliniche della D’Annunzio, nonché direttore della Clinica
Neurologica dell’ospedale di Chieti – . E’ una metodica che
permette una diagnosi differenziata e ci proietta nel futuro,
nella medicina di precisione. Con il dosaggio di queste proteine
abbiamo un’opportunità in più per compiere un percorso più
raffinato nella diagnosi e nella terapia, e formulare
trattamenti personalizzati. Il test che ora abbiamo a
disposizione ci pone in condizione di cercare i presupposti
biologici della demenza di Alzheimer, con un tasso di
accuratezza del 90%. Ed è oltremodo importante conoscere tali
valori preliminarmente perché, qualora non evidenzino i segni
della malattia si evita al paziente di sottoporsi a indagini
invasive e costose, come la puntura lombare e la scansione Pet
con traccianti per l’amiloide, attualmente gli unici metodi
considerati ‘gold standard’ per la diagnosi dell’Alzheimer.
“Il percorso di diagnosi differenziale – precisa Sensi – è
fondamentale anche nella prospettiva di disporre a breve dei
nuovi farmaci che sono indicati specificamente nella demenza di
Alzheimer, ma non in altre forme, come la demenza a corpi di
Lewy, la demenza fronto temporale o le forme miste molto comuni
nel grande anziano”.
Un fronte, quello delle nuove terapie, sul quale Sensi è
impegnato attivamente da anni, anche con una serie di importanti
clinical trials. “Non siamo ancora arrivati a sconfiggere la
malattia – chiude il direttore della Clinica Neurologica – ma si
stanno facendo importanti e significativi progressi in quella
direzione, come anche sul piano della riabilitazione. A tal
proposito stiamo mettendo a punto protocolli di stimolazione
magnetica transcranica, che se utilizzati nelle prime fasi del
declino cognitivo possono contrastare il processo
neurodegenerativo, attraverso l’attivazione di meccanismi di
plasticità neuronale”.
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