Fuori Regione 670 mila ricoveri, per cure cancro e protesi

Nel 2023 un fiume di cittadini si è spostato dalla propria Regione di residenza a un’altra per curarsi. Sono stati infatti circa 670 mila i ricoveri effettuati fuori Regione, con un flusso di quasi 2,9 miliardi di euro di rimborsi che è andato per la gran parte dalle Regioni del Sud verso quelle del Centro-Nord. Le malattie per cui i cittadini si spostano di più sono soprattutto quelle osteoarticolari – in particolare le protesi -, i tumori e, poi, gli interventi ad alta complessità. Sono questi i trend principali che emergono dall’analisi dei dati sulla mobilità sanitaria presentata oggi dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Pesa la scelta di strutture di qualità ma anche le liste di attesa, contro le quali si è insediato il tavolo Ministero-Regioni per l’applicazione delle legge.
    Intanto i due dati importanti che emergono dall’analisi di quest’anno sono che il livello della mobilità è tornato ai livelli del 2018 ed è ancora in crescita, “anche se vediamo importanti segni di miglioramento in alcune Regioni come Lazio e Campania. Il secondo è che la Lombardia non è più la prima Regione per attrazione ed è stata superata dall’Emilia-Romagna”, dice il direttore generale di Agenas Domenico Mantoan.
    Il quadro che emerge dai dati Agenas è molto articolato. Nel complesso, si assiste a uno spostamento di risorse (e cittadini) dal Sud verso il Nord, ma esiste una forte variabilità tra le diverse Regioni. Per esempio circa la metà del saldo negativo della Sicilia (142 milioni) è diretto verso Lombardia ed Emilia Romagna. La Lombardia, dal canto suo, ha una saldo negativo di circa 200 milioni soprattutto verso le Regioni limitrofe.
    I numeri assoluti, inoltre, mascherano una realtà sfumata. La Campania, che ha molto migliorato molto le proprie performance, con 235 milioni di rimborsi è la prima per mobilità in uscita.
    Tuttavia, si tratta di una spesa pro-capite di poco più di 40 euro a cittadino, più di tre volte inferiore rispetto a quella del Molise, Regione che unisce alti tassi di mobilità in uscita con altrettanto alta capacità di attrazione da fuori Regione.
    Da monitorare, secondo gli esperti Agenas, il caso dell’Umbria: negli ultimi 5 anni ha visto crollare l’attrattività e, allo stesso tempo, crescere la mobilità in uscita. Sotto osservazione anche la Lombardia, i cui ricavi legati alla mobilità in entrata sono calati di 50 milioni in 5 anni.
    Per quel che concerne le patologie per cui gli italiani cercano risposte fuori Regione, non sempre ci si sposta per interventi ad alta complessità: questi rappresentano infatti meno del 16% del totale; la gran parte (il 53%) è a media complessità e c’è un 11,7% che è a rischio inappropriatezza.
    La prima causa di mobilità sono le malattie del sistema muscolo-scheletrico. In questo ambito, l’Emilia-Romagna è regina assoluta, con un saldo positivo di 228 milioni, il doppio rispetto alla Lombardia che è seconda. Per entrambe le Regioni, la gran parte delle prestazioni in questo settore sono realizzate da strutture private convenzionate.
    L’analisi mostra inoltre una fragilità strutturale dei servizi sanitari del Sud. “I dati di oggi mostrano che in queste Regioni spesso non c’è una sufficiente dotazione di posti letto per acuti e post-acuti e neanche di personale”, afferma Mantoan.
    “Quindi, se vogliamo che nelle Regioni del Sud ci siano ospedali di eccellenza è importante passare anche per il potenziamento delle dotazioni organiche”.
    Intanto, dall’annuale rapporto sulla cronicità di Cittadinanzattiva arriva un nuovo allarme: i pazienti con malattie croniche scontano ritardi nella diagnosi, difficoltà a conciliare le cure specialistiche e quelle primarie, lacune nelle cure a domicilio e problemi con le liste d’attesa, al punto che 1 su 3 è costretto a rinunciare ad alcune prestazioni.
    
   

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