domenica, 22 Dicembre 2024
Tumore al seno, nuovi progressi contro le forme più gravi
Nuovi progressi contro le forme più gravi del tumore al seno, come quelle metastatiche o le forme iniziali più aggressive. Il nuovo studio, Destiny06, pubblicato di recente sul New England Journal of Medicine, ha dimostrato l’efficacia dell’anticorpo coniugato al farmaco (trastuzumab con deruxtecan) contro un particolare sottotipo di tumore al seno particolarmente aggressivo, ovvero l’Her2-low. Una combinazione, anticorpo-farmaco che ha dato un controllo della malattia di oltre 14 mesi e una percentuale di risposta intorno al 60% che invece con la sola chemioterapia si è fermata al 30%.
A illustrare i risultati dello studio è il Direttore del Dipartimento Sviluppo di Nuovi Farmaci all’IEO di Milano e Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università del capoluogo lombardo GIUSEPPE CURIGLIANO
Il tumore al seno in Italia è in costante aumento. Quali sono le ultime novità scientifiche emerse al congresso di San Antonio edizione 2024?
E’ una neoplasia che presenta un incremento dell’incidenza in quasi tutti i Paesi Occidentali. Solo in Italia i nuovi casi l’anno sono oltre 55mila ma migliorano i tassi di guarigione e di sopravvivenza. Proprio nei giorni scorsi si è tenuto in America il San Antonio Breast Cancer Symposium dove sono stati presentati diversi studi con nuove evidenze scientifiche molto interessanti. La ricerca sta producendo risultati rilevanti e si sta concentrando sulle forme più gravi di neoplasia come i casi metastatici o quelli iniziali ad alto rischio.
Qual è il ruolo degli anticorpi monoclonali farmaco-coniugati?
E’ una terapia che si sta dimostrando molto efficace in diversi sottogruppi di pazienti. In Texas è stato presentato lo studio Destiny06 che di recente ha ottenuto anche la pubblicazione sul New England Journal of Medicine. Ha valutato l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale trastuzumab coniugato con il farmaco deruxtecan in 866 pazienti. Di queste donne 713 avevano un tumore al seno HER2-Low mentre 153 presentavano una malattia HER2-Ultralow. La terapia ha dimostrato di essere molta attiva in pazienti che tendono a recidivare precocemente dopo il trattamento in prima linea con gli inibitori delle cicline. Sono donne normalmente candidate alla chemioterapia e che presentano una prognosi molto sfavorevole.
Che risultati sono stati ottenuti nel nuovo studio?
L’utilizzo di trastuzumab-deruxtecan ha dato un controllo della malattia di oltre 14 mesi e una percentuale di risposta intorno al 60%. Quindi abbiamo avuto un’ottima regressione del tumore mentre questo beneficio con la sola chemioterapia si è fermato al 30%. Gli eventi avversi tra i due diversi trattamenti sono similari ma trastuzumab-deruxtecan è risultato un farmaco molto più efficace. Lo studio verrà aggiornato e prevediamo di pubblicare entro un anno nuovi risultati sulla sopravvivenza globale.
Quali sono le caratteristiche del tumore al seno a bassa espressione HER2?
HER2 è un recettore che favorisce la crescita cellulare e quindi anche quella del cancro. La sua presenza o meno influisce sulla prognosi e anche sul percorso di cura che un paziente deve ricevere. Tra i carcinomi mammari HER2 negativi si stima un 60-65% di HER2-Low e un altro 25% di HER2-Ultralow. Negli ultimi anni abbiamo analizzato con maggiore precisione questo sottogruppo di casi. Grazie alla classificazione HER2-Low abbiamo esteso l’utilizzo degli anticorpi monoclonali a donne che prima non erano considerate idonee. Trastuzumab-deruxtecan è stata la prima terapia mirata approvata nel carcinoma mammario metastatico HER2-Low.
Quali sono le prospettive per le donne colpite dalla forma metastatica di cancro?
E’ una condizione al momento trattabile grazie ai continui progressi ottenuti. In particolare le nuove terapie mirate, e più in generale la medicina di precisione, stanno portando nuove chances per le donne, anche in termini di qualità di vita. Lo dimostra il fatto che in totale solo in Italia vivono oltre 52mila pazienti con tumore del seno metastatico. Ogni singolo caso di questa neoplasia è influenzato da diversi fattori, presenta una differente biologia e ha un adattamento clinico diverso. Il nostro compito deve essere fare emerge tutte queste differenze e trovare opzioni terapeutiche specifiche.
Quindi va superato il concetto che il carcinoma mammario sia una malattia unica?
E’ un insieme di patologie diverse le quali spesso si caratterizzano per distinti profili genetici e clinici. La conseguenza è che i trattamenti devono variare e le terapie possono essere personalizzate sulla base di tali specificità. Questo principio vale anche per i tumori metastatici che sono quelli in cui la neoplasia viene originata nel seno ma poi si diffonde in altre parti dell’organismo.
Il tumore del seno è una malattia oncologica che continua a spaventare pazienti e caregiver?
E’ un carcinoma che presenta un impatto sempre maggiore sulla salute pubblica. Nonostante i continui miglioramenti ogni anno i decessi nel nostro Paese sono oltre 15mila e quindi ancora molta strada resta da percorre e non solo sul fronte terapeutico. Vi è, per esempio, il tema della prevenzione secondaria e quindi dei programmi di screening dove i tassi di adesione sono ancora bassi in Italia. Incrementare il numero di donne che si sottopongono alla mammografia deve essere una priorità per le nostre istituzioni.
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