lunedì, 13 Gennaio 2025
Freccette o tiro, il ‘bersaglio’ è Brisbane 2032
(di Alessandro Castellani) “Le Olimpiadi devono essere
avvincenti, elettrizzanti e mostrare un’abilità senza pari. Uno
sport è tutto questo, e se il tiro a segno è uno sport olimpico,
anche le freccette dovrebbero almeno essere prese in
considerazione”. Lo ha scritto giorni fa il ‘Sydney Morning
Herald’, magari dimenticando che il padre dei Giochi moderni,
Pierre De Coubertin, praticava proprio il tiro, ma è stata la
dimostrazione che l’eco delle imprese del 17enne Luke Littler,
che ha vinto il Mondiale di freccette, ha valicato i confini del
Regno Unito. E infatti in Australia ha riacceso un dibattito che
va avanti da qualche tempo.
Il paese che nel 2032 ospiterà le Olimpiadi a Brisbane non
sembra così favorevole all’idea che nel suo territorio si
disputino gare olimpiche che prevedano l’utilizzo di armi, da
fuoco o ad aria compressa che siano, e questo nonostante la
conclamata abilità degli australiani in particolare nel tiro a
volo. Così cresce, anche sui media locali, il partito di coloro
che vogliono tiro a segno e tiro a volo fuori dal programma dei
Giochi, a beneficio magari proprio delle freccette, disciplina
alla quale le imprese di Littler hanno dato nuova dignità e fama
internazionale. C’è ancora chi non le considera uno sport, ma
solo un’attività da pub, ma le sue azioni in prospettiva
Brisbane ’32 sono in rialzo. E poi, si ragiona da quelle parti,
se gli americani sono riusciti a far introdurre il flag football
per Los Angeles 2028, perché non si potrà fare altrettanto con i ‘darts’ quattro anni dopo? Il tutto a scapito del tiro che,
parole a suo tempo del presidente del Cio Thomas Bach, è stato
già a rischio per LA 2028. Poi, grazie al lavoro dell’ente
mondiale di questo sport, l’Issf, il pericolo è stato
scongiurato e ai Giochi in California i tiratori ci saranno.
“E’ vero, quando sono stato eletto Bach mi ha detto che
eravamo fuori da Los Angeles – commenta il presidente della
Issf, l’italiano Luciano Rossi -. Ma poi abbiamo fatto un gran
lavoro. Mi sono speso molto io con i miei collaboratori, e ha
giovato anche il fatto che uno dei nostri vicepresidenti è la
plurimedagliata olimpica Kimberly Rhode, che vive proprio in
California e si è data tanto da fare per il nostro sport. Gli
australiani ci vogliono fuori da Brisbane, magari a beneficio
delle freccette? Posso dire che a marzo andrò proprio in
Australia per discutere della faccenda, e che anche in
prospettiva 2032 sono ottimista: tiro a segno e tiro a volo non
fanno ancora ufficialmente parte del programma di Brisbane, ma
ci stiamo già lavorando”.
Intanto si cercherà di ‘modernizzare’ le gare del tiro in modo
da guadagnare consensi e farsi apprezzare anche dalle nuove
generazioni. Per questo, su mandato di Rossi, il direttore del
settore competizioni Peter Underhill ha elaborato una strategia
per ‘vivacizzare’ tiro a segno e tiro a volo e farli rimanere
nel programma olimpico anche dopo Los Angeles 2028. Il piano ha
cinque ‘pilastri’, e la prima mossa sarà di portare da sei a
otto i finalisti delle varie gare. “C’è anche l’intenzione di
tornare a far competere uomini e donne tutti insieme, gli uni
contro gli altri – annuncia Rossi -, come accadde a Barcellona
1992, quando la cinese Zhang si prese l’oro dello Skeet battendo
tutti i tiratori maschi. Oltretutto, se andate a vedere i
punteggi, tante volte quelli delle ragazze sono uguali a quelli
dei loro colleghi uomini”. Per alzare gli indici di gradimento
del pubblico, gli eventi televisivi del tiro saranno
caratterizzati da elementi innovativi come statistiche in
diretta, monitor per mostrare ai telespettatori il battito
cardiaco degli atleti e tecnologie avanzate volte a coinvolgere
il pubblico, specie i giovani.
A tutto ciò ribatte Alan Warriner, presidente del sindacato
dei professionisti delle freccette: “solo nel Regno Unito ci
sono sette milioni di praticanti – le sue parole -, con i
migliori che sono ricchi e famosi. Ora la nostra ambizione è
arrivare alle Olimpiadi, che ospitano discipline con minor
seguito e sponsor rispetto a noi. Ormai ci sono tornei in tutto
il mondo e anche le gare femminili hanno un loro pubblico.
Diventare uno sport olimpico – aggiunge – avrebbe un enorme
impatto mediatico. Lo vogliamo, perché le freccette
rappresentano una delle principali industrie sportive d’Europa”.
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