mercoledì, 15 Gennaio 2025
Screening oncologico rallenta ma conferma la ripresa dopo-Covid
L’adesione ai programmi di screening
oncologico da parte degli italiani rallenta ma evidenzia una
forte ripresa rispetto al periodo pandemico legato al Covid-19,
rispetto al quale si era peraltro già recuperato il ritardo a
partire dal 2021. E’ quanto emerge da un’indagine dell’Istituto
Superiore di Sanità (Iss) sui programmi di screening oncologico
realizzati da Regioni e Province autonome in Italia pubblicata
sul sito del ministero della Salute.
In particolare nel 2022 la copertura dello screening
mammografico è stata del 43% (in calo rispetto al 2021,
soprattutto al Nord), con forti disomogeneità tra le macroaree
(Nord 54%, Centro 47%, Sud e Isole 26%). Per lo screening
cervicale, il valore a livello nazionale è del 41%, con minori
variazioni tra le macroaree, mentre per la ricerca del sangue
occulto per il tumore colorettale si attesta al 27%, con un
evidente trend da Nord (38%), al Centro (28%), a Sud (12%). A
livello dell’offerta degli screening l’Italia sembra essere
divisa in due. Da una parte le Regioni del Centronord che
mostrano una buona organizzazione, con differenze che riguardano
prevalentemente l’estensione dell’offerta dello screening
mammografico alle donne più giovani e l’implementazione di
protocolli per lo screening della cervice che tengano conto
dello stato vaccinale contro il papilloma virus (human papilloma
virus, Hpv), 78% delle Regioni del Nord contro il 50% del
Centro, per entrambe le caratteristiche; dall’altra parte ci
sono le Regioni del Sud che, sebbene siano allineate con il
resto del territorio italiano relativamente all’offerta di
alcune tipologie di screening (cervice e colon-retto), sembrano
essere più indietro riguardo l’estensione ad altre fasce di età,
sia per lo screening mammografico che per il colon-retto (25% e
13% rispettivamente per il mammografico 45-50 anni e 70-74 anni
e 13% per l’estensione dello screening colon-retto agli over
70), l’implementazione di protocolli per le donne vaccinate in
giovane età per HPV (sono stati implementati solo nel 38% delle
Regioni del Sud) e l’utilizzo delle farmacie come supporto alla
facilitazione dello screening colon-retto (50%). Per quanto
riguarda le modalità di invio agli screening, l’invito cartaceo
è la modalità primaria.
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