lunedì, 25 Novembre 2024
Il terrorismo islamico rialza la testa in Europa senza che ne accorgiamo
Mentre in Europa si discute di fascismo, antifascismo e green pass la minaccia terroristica islamica continua a crescere. Oltre a quanto accaduto negli scorsi giorni in Norvegia e in Gran Bretagna due operazioni antiterrorismo avvenute in questi giorni in Kosovo e in Spagna mostrano come lo Stato islamico che nel “Siraq” si è riorganizzato e che colpisce ogni giorno anche in Afghanistan, Africa e nel Sud Est asiatico, ora sta cercando di riorganizzare le proprie cellule nel Vecchio Continente. In Spagna l’operazione antiterrorismo dello scorso 13 ottobre denominata “Arbac”, iniziata nel dicembre scorso, dove sono stati impiegati centinaia di agenti del Commissariato d’Informazione Generale (CGI) della Polizia Nazionale che ha portato all’arresto di cinque persone, secondo gli inquirenti spagnoli è la prova che ex combattenti dello Stato Islamico stanno cercando di tornare in diversi Paesi dell’Unione Europea per ricostituire nuove cellule, addestrarle e poi colpire con azioni spettacolari.
A tal proposito occorre ricordare la vicenda del rapper jihadista britannico Abdel-Majed Abdel Bary, arrestato ad Almería nella primavera del 2020, nel bel mezzo della pandemia. La rotta percorsa per rientrare nell’UE è quella dell’immigrazione clandestina attraverso la Spagna meridionale, l’Italia e la rotta balcanica .
La cellula smantellata dagli agenti della CGI secondo gli inquirenti -come riportato da El Pais– era ‹‹molto pericolosa perché addestrata e stava per impadronirsi di fucili d’assalto Kalashnikov›› ed era formata ‹‹da un gruppo di giovani algerini, tra cui due sospetti ex combattenti dell’Isis››. Il primo aveva combattuto con l’organizzazione jihadista in Siria e arrivava direttamente dal “Siraq”, tanto che al suo ingresso in Spagna (avvenuto nel dicembre scorso insieme ad altri due connazionali) l’intelligence di un Paese straniero aveva messo in allerta le autorità spagnole che li aveva individuati a Barcellona, nel quartiere del La Barceloneta nel gennaio scorso. L’analisi dei dispositivi elettronici e delle documentazione rinvenuta aveva consentito di individuare un uomo che gli arrestati chiamavano con deferenza “Sheikh” e che era colui che li aveva aiutati a rientrare in Spagna. Algerino anche lui, arrestato nel 2016 in Turchia mentre tentava di raggiungere la Siria era stato espulso in Algeria dove era stato condannato per terrorismo ed era finito in carcere.
Scontata la pena si era recato in Malesia, Tanzania e nell’area del Sahel dove era entrato in contatto con gli uomini dello Stato Islamico del Grande Sahara (ISGS). Poi nel marzo scorso lo “Sceicco” era salito su un barcone ed era riuscito a tornare in Spagna dove aveva costituito la cellula formata da quattro giovani criminali algerini della zona, specializzati in rapine a turisti, che avrebbe indottrinato e radicalizzato e che sono gli ultimi quattro arrestati. Secondo gli inquirenti lo sceicco nonostante la giovane età è ‹‹un ragazzo con un’enorme capacità di influenzare›› tanto che gli ultimi arrestati avevano ‹‹iniziato a consumare materiali e contenuti specifici dell’Isis›› ed avevano acquistato diversi machete, coltelli e cartucce. Il bilancio totale dei detenuti, dunque, tra la prima e la seconda fase dell’operazione Arbac, è di otto sospetti jihadisti: tre a gennaio e altri cinque adesso. Secondo il magistrato Joaquín Elías Gadea titolare dell’inchiesta: ‹‹Sono stati addestrati per poter commettere un attacco in Spagna o all’estero, anche se l’obiettivo non è stato ancora individuato››.
Stesso scenario in Kosovo dove lo socrso 10 ottobre la polizia dopo diversi mesi di indagini e intercettazioni telematiche e ambientali, ha arrestato nelle regioni di Peja e Prizren cinque persone tutte sospettate di ‹‹pianificare azioni terroristiche contro l’ordine costituzionale e la sicurezza del Paese››. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti ‹‹ordigni esplosivi, armi da fuoco, droni e armi anticarro››.
Si tratta di persone già note per la loro radicalizzazione e tra loro c’è Ardian Gjuraj che nel febbraio 2018 era stato condannato a un anno e cinque mesi di carcere per terrorismo poi rilasciato dopo soli cinque mesi dalla Corte d’Appello. L’uomo che aveva aderito all’ISIS nel 2014 quando viveva in Germania era stato arrestato dalle autorità turche nel febbraio 2016 quando ha aveva tentato di attraversare il confine tra Siria e Turchia dove peraltro era già riuscito ad entrare nel 2015. Oltre agli attentati le recenti operazioni antiterrorismo effettuate in Spagna e Kosovo confermano uno dei timori espressi dalle Forze e dagli Organi di sicurezza: gli ex combattenti jihadisti stanno tornando nei Paesi dell’Unione Europea utilizzando i canali delle reti di immigrazione clandestina.
Tome Gashi difensore di uno dei sospettati, un venticinquenne di Prizren di nome Nehrudin Skenderi, nel ribadire l’innocenza del suo assistito ha affermato ‹‹che era già stato arrestato quattro anni fa con accuse simili e ha trascorso quattro mesi in custodia prima di essere rilasciato per mancanza di prove››. L’11 ottobre due persone sono state arrestate a Pristina e Fushe Kosova con l’accusa di denaro riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Fin qui la cronaca ma per qualcuno i problemi sono il razzismo, il cambiamento di sesso da insegnare a scuola, l’islamofobia e i bagni gender da costruire ovunque.