Anora, è rivincita per cinema indipendente d’autore

Con il miglior film agli Oscar dove
ha dominato con cinque statuette su sei nomination, che segue la
Palma d’oro di Cannes 2024 e innumerevoli altri riconoscimenti
avuti dalla premiere sulla Croisette a maggio ad oggi, il film
Anora di Sean Baker è il trionfatore assoluto, tra l’altro
tornato in sala da due settimane in Italia con Universal.
    Non è un blockbuster, è piuttosto una produzione low budget, con
attori praticamente sconosciuti, simbolo di cinema indipendente
americano: il 53enne regista lo ha anche sceneggiato,
co-prodotto e montato. Insomma il trionfo dell’indie su
produzioni kolossal, cast stellari, intelligenza artificiale tra
gli effetti speciali. Per questo il successo di Anora fa ancora
più notizia, sebbene l’aver vinto tutti i premi delle
associazioni di categoria (produttori, registi, attori) aveva
fatto capire dove stava girando il vento, almeno per quest’anno.
    .
    Il film mette in scena una commedia divertente, storia d’amore e
dramma che è già stato paragonato ad una Pretty Woman aggiornata
agli anni venti del duemila.
    Al centro c’è Anora detta Ani (Mikey Madison), giovane sex
worker di Brooklyn, che si ritrova per soldi da un giorno
all’altro escort per un cliente giovanissimo e ricchissimo: Yvan
detto Vanja (Mark Eidelstein), figlio di un oligarca russo,
abituato a vivere in un fiume di soldi e a godersela in una
villa blindata da mille e una notte tra sesso, alcol e droga. La
storia va avanti raccontando la vita nella casa a tre piani con
guardie del corpo al seguito. Vanja offre ad Ani 15.000 dollari
per una settimana di compagnia, ma poi il ragazzo si innamora
o meglio si incapriccia di Anora e la sposa a Las Vegas. E lei
pur sulle difensive è coinvolta.
    E qui entrano in scena i russi che, non senza stereotipi e con
effetti comici, si muovono pesantemente per azzerare la
relazione seguendo le direttive telefoniche del padre e della
madre del ragazzo furibondi a Mosca.
    Il matrimonio va annullato e ci pensano i criminali da operetta,
capeggiati da un sacerdote armeno ortodosso (Karen Karagulian) e
con in squadra anche Jurij Borisov e Vače T’ovmasyan, pazzoidi
gorilla.
    “È importante analizzare cos’è il lavoro sessuale in questo momento e come si applica alla società capitalista. È un lavoro
che dovrebbe essere rispettato e allo stesso tempo
depenalizzato e non regolamentato in alcun modo, perché
riguarda il corpo di una prostituta e sta solo a lei usarlo per
il proprio sostentamento”, aveva detto Sean Baker che sul palco
del Dolby Teatre ha voluto rivolgersi alla comunità dei sex
worker che ha illuminato con Anora, “questo premio lo condivido
con voi”.
   

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