Romania, Calin Georgescu escluso dalle presidenziali di maggio

Ieri sera in Romania si è consumato l’ennesimo scandalo politico. L’Ufficio elettorale centrale ha deciso di invalidare la candidatura di Calin Georgescu alle prossime elezioni presidenziali, impedendogli quindi di presentarsi alle consultazioni di maggio. Non c’è pace per il candidato definito di “estrema destra” e “filorusso”, che potrà comunque fare ricorso alla Corte costituzionale rumena per invalidare la decisione dell’Ufficio elettorale. Visti i precedenti, tuttavia, per Georgescu c’è poca speranza.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a novembre dello scorso anno. Dopo aver vinto il primo turno delle presidenziali, svoltesi il 24 novembre, Georgescu era dato in testa nei sondaggi per il secondo turno al ballottaggio, che si sarebbe dovuto svolgere l’8 dicembre. Quella consultazione però non si svolse mai, o meglio, non venne portata a termine. Venne infatti annullata il 6 dicembre, quando i seggi per la diaspora rumena erano già aperti, per decisione della Corte costituzionale rumena. A supporto della sua decisione, la Corte citò un rapporto dei Servizi segreti interni relativo alla poca trasparenza della campagna elettorale di Georgescu su TikTok.

Tutto rimandato a maggio, con primo turno annullato e da ripetersi. La controversa decisione presa dalle autorità rumene aveva ovviamente portato grandissima popolarità a Georgescu. Dal 22,94% di preferenze ottenute nel primo turno di novembre si era passati ad una percentuale di voto che secondo i sondaggi era intorno al 40% (solo per il primo turno).

Lo strano modo di procedere delle autorità rumene aveva destato scalpore anche oltre oceano. Il 14 febbraio, durante il suo discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il Vicepresidente americano J.D. Vance aveva citato proprio il caso rumeno come esempio della deriva autoritaria e anti-democratica che i Paesi dell’Unione Europea stavano imboccando.

Nemmeno due settimane dopo le autorità rumene hanno colpito ancora. Il 26 febbraio, mentre si stava recando a presentare la sua candidatura per il rifacimento delle elezioni presidenziali, Georgescu era stato fermato dalla polizia e interrogato dai giudici della Procura generale di Bucarest. Le accuse, numerose, andavano da non meglio precisate “istigazioni ad azioni contro l’ordine costituzionale” alla dichiarazione di “informazioni false”, fino ad arrivare alla “costituzione di un’organizzazione di natura fascista, razzista o xenofoba”.

Ieri il colpo di grazia: candidatura rigettata e unica via d’uscita rappresentata da un ricorso alla Corte costituzionale, che visti i precedenti quasi sicuramente non accoglierà il ricorso. Immediatamente migliaia di sostenitori di Georgescu sono scesi in piazza. Alcune centinaia si sono recati davanti alla sede dell’Ufficio elettorale centrale e hanno forzato l’ingresso nell’edificio, costringendo la gendarmeria rumena allo scontro fisico e all’utilizzo di gas lacrimogeni per disperderli.

Ieri sera è arrivato anche il commento di Elon Musk, che sulla sua piattaforma X ha definito l’esclusione di Georgescu come «una follia». Poco dopo è arrivato anche il messaggio di Georgescu: «Un colpo diretto al cuore della democrazia! L’Europa è una dittatura e la Romania è sotto tirannia!».

In serata sono state pubblicate le motivazioni ufficiali per il rifiuto della candidatura di Georgescu. A detta dell’Ufficio elettorale centrale «le pronunce della Corte Costituzionale conducono alla conclusione che, per quanto riguarda la candidatura del signor Georgescu, questa non soddisfa i requisiti di legittimità in quanto il candidato, con la violazione delle regole della procedura elettorale, ha violato l’obbligo stesso di difendere la democrazia, che si fonda proprio su voti corretti, integri, imparziali e conformi alla legge, in assenza dei quali viene alterato il fondamento stesso dell’attuale ordine costituzionale». Frasi che sembrerebbero tratte dalla versione rumena del film “Amici Miei”, con le sue celebri supercazzole.

Eppure è tutto vero, e a rimetterci saranno milioni di rumeni. Secondo gli ultimi sondaggi Georgescu era stabilmente sopra il 40% delle preferenze, quasi un rumeno su due si troverà privato del suo candidato di riferimento per decisioni arbitrarie della Corte costituzionale, dei Servizi segreti e dell’Ufficio elettorale centrale. Se questa è una democrazia…

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