lunedì, 25 Novembre 2024
L’Isis alla conquista dell’India
É allarme rosso in India dopo l’interrogatorio di due donne kamikaze che avevano aderito all’ISIS di nome Shifa Haris e Mizha Siddique che sono state interrogate nelle scorse settimane nello Stato del Kerala (sud dell’India). Secondo quanto emerso da un report dell’Anti-Terrorism Cyber Wing India che studia le attività terroristiche, solo nello Stato del Kerala le cellule dormienti dello Stato islamico sarebbero 3.200 composte da circa dieci membri, il che significa che circa 32.000 jihadisti sono attivi nel Kerala di cui almeno il 40% sono donne, molte delle quali convertite all’Islam da altre fedi attraverso i narcotici oppure con la “Love Jihad” conosciuta anche come “Grooming Jihad” . Si tratta di un’attività in base alla quale giovani ragazzi e uomini musulmani prendono di mira le ragazze appartenenti a comunità non musulmane per convertirle all’Islam fingendosi innamorati. Le tattiche di pressione includono la minaccia di rendere virali le loro fotografie e video intimi, l’isolamento della vittima dalla sua famiglia, le percosse alle ragazze e ai membri delle loro famiglie, l’alimentazione forzata con carne bovina (che viene filmata), insulti all’induismo e agli indù, e somministrazione forzata di droghe. I leader musulmani negano che negli Stati del Kerala e Karnataka vi siano questi casi e anche la Corte Suprema indiana ha respinto la teoria, tuttavia, più di mezza dozzina dei 29 Stati dell’India hanno introdotto leggi che vietano l’uso del matrimonio per spingere qualcuno a convertirsi. La “Love Jihad” non è un fenomeno presente solo nel Sud-est asiatico perché sono numerosi i casi registrati in Gran Bretagna nelle comunità immigrate da India, Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka.
Secondo gli uomini del The National Investigation Agency (NIA) la permeazione su larga scala di cellule dormienti suggerisce che gli ideologi dello Stato Islamico sono radicati in tutto il Kerala e la sua crescita è difficile da monitorare o controllare anche perché nel Kerala convivono in armonia persone di diverse religioni. Tuttavia, come ci conferma l’analista indiano Saurav Sarkar ‹‹spesso alcune persone si radicalizzano online o durante le loro visite/lavoro nel Golfo Persico o in altri Stati musulmani come la Malesia. Ci sono stati casi in cui anche i non musulmani si sono convertiti e sono andati a fare la jihad all’estero. Di solito questi estremisti non compiono attacchi militanti in India e sono più interessati a compiere la jihad internazionale e questo è facile visto che il Kerala ha 4 aeroporti internazionali che rendono il viaggio facile e accessibile››. Non è quindi un caso che il Kerala ha il più alto numero di casi pro-ISIS in tutta l’India, con circa 40 dei 180-200 casi. Secondo gli investigatori dello Sri Lanka delle esplosioni seriali di Pasqua, un nativo del Kerala, Riyas Aboobacker, 29 anni, originario di Palakkad (Kerala), che stava pianificando un attacco suicida, avrebbe identificato i video di propaganda di Zahran Hashim (mente degli attentati di Pasqua in Sri Lanka) come uno dei motivi della sua radicalizzazione. Il vento della jihad soffia forte anche in altri Stati dell’India come l’Uttar Pradesh e il Bengala occidentale ma secondo Saurav Sarkar: ‹‹Costoro erano interessati più ad attaccare obiettivi interni, e non necessariamente a viaggiare all’estero, cosa che di solito avviene nella maggior parte dei casi del Kerala. Inoltre, occorre ricordare la propaganda dell’ISIS è estesa e distribuita in diverse lingue, il malayalam e il tamil, due lingue dell’India meridionale che sono state precedentemente ignorate da Al-Qaida che preferiva l’urdu. Anche altre lingue come il tamil e il bengali sono state usate per diffondere la propaganda pro-ISIS›.
L’Anti-Terrorism Cyber Wing India ritiene che ‹‹la maggior parte dei membri delle cellule dormienti dell’ISIS fanno parte della sua cyber-brigata; sono indottrinati e potrebbero imbracciare le armi in qualsiasi momento per combattere per istituire un califfato guidato dallo Stato islamico››. Si tratta di persone con un’istruzione e che sanno utilizzare telefoni cellulari, tablet e laptop costosi, inoltre, la maggior parte di loro sa come maneggiare qualsiasi veicolo e sono addestrati all’uso delle armi. La talebanizzazione di questo Stato meridionale dell’India e la crescente tendenza tra le persone istruite negli ultimi anni a rivolgersi alla jihad non sono un caso. È la strategia ben pianificata dei gruppi jihadisti con sede in Pakistan che intendono utilizzare i jihadisti indiani, come quelli del Kerala, per lanciare attacchi terroristi in tutto il Paese.
I jihadisti del Kerala, insieme ai loro complici in Pakistan, operano anche a Kabul e il loro prossimo obiettivo potrebbe benissimo essere il Kashmir. Alla luce delle ripetute e recenti uccisioni mirate di non musulmani nel Kashmir, le possibilità di una rinnovata insurrezione terroristica jihadista nella Valle non possono essere ignorate. Le cellule dormienti dell’ISIS con sede in Kerala potrebbero trasferirsi in Kashmir per promuovere la causa dei jihadisti in caso di un’insurrezione pianificata. Altro motivo di preoccupazione è che nella martellante propaganda jihadista sia lo Stato islamico che al-Qaeda attraverso dei filmati di buona qualità, narrano dei ‹‹crimini commessi dagli indù contro i musulmani››. Si tratta di video nei quali vengono utilizzati degli attori che raccontano di fatti mai accaduti o di episodi di cronaca che vengono strumentalizzati ad hoc che però riescono ad ingannare le menti più fragili.
Lo stesso sta accadendo in Africa dove i presunti crimini sarebbero commessi dai cristiani. Nulla di nuovo in verità perché a soffiare sul fuoco dell’odio religioso -ad esempio sunniti contri sciiti- è una vecchia tattica che affonda le proprie radici nell’Iraq della fine degli anni ’90 in poi dove operò il terrorista giordano di al-Qaeda Abu Mus’ab al-Zarqawi, alias Aḥmad Fāḍil al-Nazāl al-Khalāʾ
(+2006), che oltre agli oltre 1.000 attacchi contro il contingente americano scatenò l’odio settario tra sunniti e sciiti. Stesso scenario in Afghanistan dove l’Isis- Khorasan che punta anche sull’India, manda i suoi kamikaze nelle moschee degli sciiti e attacca la minoranza (sempre sciita) degli azara che vive prevalentemente nell’impervia regione montuosa dell’Afghanistan centrale, anche nota come Hazarajat. Il caso dell’India mostra come anche qui la propaganda jihadista che corre sulle autostrade digitali riesca a fomentare l’odio settario e secondo Franco Iacch, analista ed esperto di Information Warfare: ‹‹Le narrazioni strategiche impiegate dalle organizzazioni terroristiche sono progettate per mostrarsi idealizzate e non contraddittorie. Caratterizzare i membri delle organizzazioni terroristiche come vittime di una società ingiusta ne aumenta la coesione organizzativa, mentre nuove regole di condotta morale si applicano alle interazioni con gli avversari che non si percepiscono come umani››
Quanto conta il gruppo ?
‹‹L’identità del gruppo è fondamentale per la formazione, l’assunzione e il funzionamento delle organizzazioni terroristiche. Obiettivo della propaganda è il rafforzamento dell’identificazione negativa di coloro che non sono conformi agli ideali del gruppo. Tali narrazioni ingegnerizzate celebrano e definiscono l’identità dei militanti, definendo quali azioni devono essere adottate o evitate per preservare l’integrità dell’appartenenza al gruppo. Uno spiccato senso di vittimismo, infine, si traduce in un potente catalizzatore e motivatore per giustificare la violenza e l’ideologia estremista. L’obiettivo è quello di scatenare una dissonanza cognitiva per azioni religiosamente, politicamente ed eticamente non giuste, ma idealmente necessarie per raggiungere gli obiettivi del gruppo. Tale giustificazione è essenziale per razionalizzare il coinvolgimento contro i gruppi percepiti come negativi. Le narrazioni strategiche sono strutturate per giustificare nel terrorista un’azione che si discosta dalla propria identità religiosa, culturale e politica. Le costanti informazioni stereotipate contribuiscono ad una distorta attribuzione dell’errore ed alla de-umanizzazione dell’avversario, inglobato in un’unica categoria: il male››