I molti santi del New Jersey: fan dei Soprano abbracciamoci forte

I molti santi del New Jersey

Ci sono essenzialmente due modi per descrivere I molti santi del New Jersey (in originale The Many Saints of Newark), il film prequel della serie I Soprano. Il primo ha il tono oggettivo di chi, non sapendone nulla dei Soprano, si trova davanti una gangster story piuttosto ordinaria, a cavallo tra la fine degli anni 60 e il decennio successivo. Ma chi non ha mai visto I Soprano è una brutta persona, ricordiamolo, e dovrebbe colmare questa lacuna. E lo diciamo per lui. C’è pure, dunque, l’altro punto di vista: quello di chi la serie di David Chase l’ha vista tutta, e di conseguenza sempre amata, e aspettava un qualcosa del genere da quando si è conclusa, ormai quattordici anni fa. I tempi erano finalmente maturi, anche e soprattutto perché Michael Gandolfini è identico al suo compianto padre. A un livello che è commovente per lo spettatore, figurati che maelstrom d’emozioni diverse dev’essere per lui.

I molti santi del New Jersey

MOLTI SANTI, TANTISSIMI PECCATORI

Andiamo con ordine. Il titolo del film è un gioco di parole, perché la figura centrale della pellicola è Dickie Moltisanti, padre di Cristopher (quest’ultimo nella serie TV era interpretato da Michael Imperioli) e figura chiave nella gioventù di Tony Soprano. Dickie, gangster dai modi galanti che alterna buone azioni mosse dai sensi di colpa a brutali omicidi, si trova al centro non solo di grossi casini familiari, ma di una Newark incendiata dalle proteste della popolazione nera, nella calda estate del ’67. In un intreccio di personaggi che oltre a Dickie (Alessandro Nivola) e al suo fattorino e rivale Harold (Leslie Odom Jr.) vede protagonisti anche Ray Liotta e l’italiana Michela De Rossi, appaiono anche tanti personaggi de I Soprano, in una loro incarnazione più giovane. Cioè, esattamente, quello che i fan della serie, come chi scrive, si aspettavano.

I molti santi del New Jersey non è il film sull’ascesa criminale di Tony Soprano che ci era stato presentato. Si ferma prima, lasciandoci questa immagine di un bambinone cresciuto nel posto sbagliato, che voleva giocare a football e forse anche tirare dritto. È stato il contesto a rendere Tony un boss del crimine? I suoi problemi mai risolti? Vai a sapere. Quel che è certo è che, esattamente come la serie, questo film sottolinea più volte come i problemi mentali non curati generino mostri. E a volte quei mostri inghiottono te, a volte gli altri.

I molti santi del New Jersey

THE RISE OF EVIL LIVIA

Ma sullo sfondo, dietro a Dickie Moltisanti, vediamo crescere Tony e nascere Cristopher, vediamo già Janice fare Janice, lo zio Junior (Corey Stoll) andare in acido per chi gli manca di rispetto e la follia crescente di Livia Soprano: lì sì, la genesi di uno dei più grandi villain della storia della TV (che qui ha il volto di Vera Farmiga). Assistiamo alle origini del parrucchino di Silvio Dante e a diverse scene viste o raccontate in TV, e qui ripresentate da un’altra angolazione o in modo leggermente diverso: l’arresto di padre e zio di Tony alle giostre per quella storia di Chickie Sasso, ad esempio, o Johnny Soprano (Jon Bernthal), che non era esattamente ‘nu sant, come lo descriveva Livia, che spara nella cofana di capelli di quest’ultima. È fanservice? Oh, certo che lo è. E mi sta anche bene.

Il film si apre con una trovata che è ASSOLUTAMENTE fanservice, e si chiude con un’altra soluzione simile. Il che è anche abbastanza ovvio, vista la natura di pellicola pensata per i fan, diretta da uno dei registi della serie (Alan Taylor, reduce da Thor: The Dark World e dal pessimo Terminator: Genisys), scritta dal suo creatore (David Chase) e da uno degli sceneggiatori più celebri e premiati de I Soprano, Lawrence Konner. E allora se sei fan, ti godi il giro di giostra e rabbrividisci ogni volta che sul volto di Michael Gandolfini rivedi le stesse espressioni del padre (ne parlavamo, tempo addietro, qui). Se sei fan, sorridi a ogni scaròl (soldi), stunàd, gummà e appena s’intravede l’insegna di Satriale’s.

Se sei fan, perdoni a I molti santi del New Jersey anche alcune scivolate piuttosto maldestre, come quel rimarcare che il piccolo Cristopher è in grado di prevedere sostanzialmente il futuro in presenza dello zio acquisito Tony. E allora che importa se quella soluzione iniziale d’effetto, la voce, è facile: sei contento lo stesso.

I molti santi del New Jersey

MA IL PUNTO RESTA CHE I SOPRANO DOVRESTE RECUPERARLI

La faccenda è chiaramente diversa, si diceva all’inizio, per chi è a digiuno del tutto. Perso tutto il valore aggiunto, I molti santi del New Jersey resta un crime movie come tanti, pur ben incasellato nel periodo storico delle lotte per i diritti civili. E uno magari si chiede, pure giustamente, perché il tizio con il parrucchino gesticoli come una marionetta (non sapendo che il Silvio Dante adulto di Steven Van Zandt era esattamente così).

Ma, ripeto, in tal caso I Soprano dovreste vederli. Non avessero avuto la programmazione ballerina e inconsistente che hanno avuto qui in Italia, e ci fossero stati già i social ai tempi, tutti ne parlerebbero oggi come il capolavoro, il grande spartiacque, la serie alla base dei successi HBO che è stato. Serie crime celebratissime negli anni come questo o quel fenomeno dell’etere non sono degne di allacciare ai Soprano neanche un paio di scarpe brutte da mafioso italoamericano.

David Chase intanto ci ha preso gusto, e sta discutendo con HBO Max una possibile nuova serie TV, ambientata dopo gli eventi di questo film. Ci sono ancora tanti anni della storia di Tony da raccontare, c’è un margine narrativo enorme e, cavolo (anzi, scaròl), c’è già l’attore perfetto per farlo. Ci muoviamo, allora? Eh?

Leggi su ScreenWEEK.it