Mani Pulite (e Berlusconi) secondo Davigo

Cominciano a uscire le prime anticipazioni del nuovo libro di Piercamillo Davigo L’occasione mancata (Laterza), e oggi il Fatto Quotidiano pubblica alcuni brani del saggio, quelli riguardanti i processi nei confronti di Silvio Berlusconi. L’ex magistrato di Mani Pulite racconta nel dettaglio la vicenda che il 22 novembre 1994 vide Berlusconi «bruciato» politicamente dalla notizia, rivelata dal Corriere della Sera, di un invito a comparire che lo coinvolgeva nell’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di finanza. Quell’invito fu recapitato mentre Berlusconi stava presiedendo a Napoli un summit internazionale dell’Onu sulla lotta al crimine organizzato. Nel libro, Davigo lamenta però che per anni «quotidiani e televisioni di Berlusconi ci hanno accusato di aver deliberatamente compiuto un atto volto a delegittimare il presidente del Consiglio inviando un’informazione di garanzia a Napoli mentre presiedeva il G7».

Queste accuse, protesta Davigo, sono «un esempio di straordinarie capacità di mentire» perché, così spiega, «si trattava di tre falsità: l’atto inviato non era una informazione di garanzia (atto a tutela dell’indagato) ma un invito a presentarsi con la contestazione di tre specifici reati; la notifica non venne effettuata a Napoli ma a Roma; Berlusconi non presiedeva il G7 ma una conferenza contro la corruzione».

Davigo ha ragione: sul dove e sul come della consegna dell’invito a comparire del novembre 1994 continuano a girare notizie imprecise ed errori. Ma il problema vero è un altro, e riguarda la divulgazione anticipata di quell’atto via giornale, in violazione del segreto istruttorio: un fatto che incontrovertibilmente fu strumentalizzato da una durissima campagna politica di denigrazione del primo governo Berlusconi, che fu costretto alle dimissioni esattamente un mese dopo, il 22 dicembre 1994. Incidentalmente, va aggiunto che in quel procedimento penale Berlusconi nel maggio 2000 sarebbe stato poi assolto con formula piena da gran parte delle accuse, e in parte minore per intervenuta prescrizione.

L’anticipazione del Fatto Quotidiano di oggi tratta poi di un altro processo berlusconiano, quello sul Lodo Mondadori. Nel suo libro, Davigo scrive: «A fronte dell’esistenza di prove documentali quali i movimenti bancari, il proscioglimento per la vicenda Lodo Mondadori in sede di udienza preliminare e poi nel primo giudizio d’appello mi parve sorprendente. Ricordo una frase del generale Carlo Alberto dalla Chiesa che, a proposito di certe decisioni, parlò di “ingiustizia che assolve”».

L’accostamento è notevole: se addirittura il generale dalla Chiesa contestò «certe decisioni»… Il punto è che il proscioglimento di Berlusconi nel processo sul Lodo avviene nel giugno 2000. E le parole di generale Carlo Alberto dalla Chiesa non riguardano quella decisione, né altri processi berlusconiani. Perché il generale era stato orribilmente ucciso dalla mafia a Palermo il 3 settembre 1982, quindi circa dieci anni prima che iniziasse la stagione giudiziaria di Mani Pulite. La dura critica dell’alto ufficiale, in realtà, si riferiva a tutt’altro: e cioè all’assoluzione di alcuni brigatisti rossi da parte del tribunale di Genova. Ed era stata pronunciata il 5 giugno 1980 nella Commemorazione del 166° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri.

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