martedì, 26 Novembre 2024
Benessere e sostenibilità, lo scenario attuale
Scenario sociale degli ultimi anni: premessa. Prima di qualsiasi considerazione, è utile disegnare lo scenario sociale degli ultimi anni, indipendentemente dalla pandemia.Viviamo in un contesto sociale sempre più aggrovigliato, con una previsione di complessità crescente, con conseguenze non facilmente gestibili. E ciò perché di fatto non si è più di tanto capito quello che è successo negli ultimi lustri, e non si sono fatti interventi adeguati.
I codici guida del comportamento
La nostra storia, da sempre, è stata governata da due codici: uno storico ed uno molto più recente ed evolutivo.
Il codice basico, quello storico, è quello della forza, del potere, del denaro. È l’obiettivo e lo strumento che ha guidato il mondo da sempre. È un codice maschile, centrato su se stesso, molto «hard», guidato da obiettivi di breve periodo. Si viene anticamente dalla povertà, ed il desiderio di possedere qualcosa per vivere meglio è sempre stato il primo obiettivo. E’ una leva indispensabile e coinvolge più o meno tutti, pur con varia intensità.
Il codice evolutivo, quello nuovo, è quello della cultura. È un codice più morbido, che corrisponde all’uscita da se stessi, al concentrarsi quindi sugli altri e sulla relazionalità, sul contesto che ci sta attorno, sul progetto, sul futuro, sulla vita. È un codice molto «soft», e tanto più cresce, tanto più entra nell’alveo femminile.
Questo secondo codice culturale è curioso, perché nella crescita costruisce l’essere umano, partendo da un momento «zero» e raggiungendo progressivamente due obiettivi:
• Nel momento «zero», primitivo, quando questo codice non esiste, l’essere umano non ha una individualità: di fatto è acefalo, non esiste come individuo che ha delle peculiarità, appartiene a masse
In un primo momento della sua formazione culturale (a conclusione delle «medie superiori»), l’essere umano acquisisce il primo obiettivo: ha buona criticità, e diventa «un individuo»: scopre la propria persona, ne prende possesso. È in un primo momento evolutivo, ed è molto centrato su se stesso.
• A questo livello di istruzione, gli «altri» sono ancora percepiti in logiche competitive. Di fatto sono avversari («io» sono «io», e vengo prima degli altri)
• Il vero punto di arrivo lo si ha solo con la prosecuzione degli studi. Lo studio, e la cultura progressiva, portano l’attenzione sul mondo e sugli altri, sul desiderio di vicinanza, di progettualità, di partecipazione, condivisione delle esperienze. Ricordiamoci sempre che la vita, in tutte le sue forme è frutto della relazionalità. E ciò che favorisce la relazionalità, favorisce la creazione di tutte le forme di vita (che è l’unico nostro grande obiettivo).
In effetti, la formazione, attraverso l’istruzione, è il più grande obiettivo che si deve avere nei confronti dei giovani.
I giovani sono l’unica vera grande ricchezza che un Paese ha a disposizione (ne ha coscienza anche la Costituzione: art. 3): lo Stato dovrebbe quindi investire importanti risorse nel loro sviluppo.Ma la nostra storia è stata ed è diversa.
Gli accadimenti degli ultimi decenni
Nel secolo scorso, diciamo fino a circa il 2000, la storia è sempre andata avanti in una direzione classica:
• Una piccola élite ricca, che dava l’«esempio» sulle concessioni offerte da un benessere danaroso
• Un forte desiderio di imitazione da parte delle masse: il denaro era l’unico obiettivo
• Nessun investimento però sull’istruzione: quindi, salvo l’élite, non esistevano gli «individui» come esseri pensanti e progettuali.
Due numeri: nel 1970 gli adulti che avevano fatto le medie superiori (o più) erano il 15-16%; e l’incremento nei successivi 30 anni è stato molto modesto: nel 2000 si arrivò al 20%. L’incremento è avvenuto solo nell’ultimo decennio, ma è stato fondamentale dal punto di vista sociale, perché la grande maggioranza dei giovani ha iniziato ad arrivare alla maturità (oggi siamo al 60%).
Tuttavia non si è riusciti ad andare oltre perché l’economia – in quel periodo storico – ha iniziato a mostrare segni di crisi: globalizzazione e crisi finanziarie hanno posto le basi per un periodo di grande precarietà, a spese soprattutto dei giovani.
Questa situazione ha creato nel mondo occidentale una fenomenologia del tutto nuova, in preoccupante crescita: sia perché da sempre è stato fatto poco, sia perché non si intravedono soluzioni a breve termine. Si sta facendo riferimento alle fenomenologie di Nazionalizzazione, Sovranismo, Populismo. Nessuna posizione critica, se non verso chi non è intervenuto.
Che cosa è successo? Quale è l’origine? Le differenze tra la storia e gli ultimi anni sono evidenti:
• Nel lontano passato gli individui che non riuscivano a partecipare al benessere di fatto si rassegnavano: per loro la vita era sempre stata povera e priva di progetti e prospettive, senza alcuna coscienza dei diritti della propria individualità. L’«individuo» non esisteva ma c’erano solo masse rassegnate.
• Ma le ultime generazioni, diciamo degli ultimi 15 anni, sono entrate nell’adultità con il primo livello di buona istruzione (medie superiori), con buona capacità critica – pur con massima centratura su se stessi – con desiderio di orizzontalità, partecipazione, inclusione. Il sistema economico non ha però permesso loro alcuna evoluzione. Non avevano ingredienti culturali per riconcepirsi, riprogettarsi, trovare altre soluzioni. E allora hanno cominciato a pretendere una difesa della propria posizione, assumendo atteggiamenti nazionalisti (non solo in Italia: si veda Brexit, Trump, …). Il sistema non si era mai preoccupato di loro – non considerando la loro rilevanza sociale, sia attuale che prospettica – e loro hanno reagito in questo modo.
Chiedono quindi aiuto
• Per loro stessi, loro vengono prima degli altri (peraltro, la rilevanza degli altri, per motivi di interruzione di studi, non è ancora stata del tutto «scoperta»)
• E pretendono che i loro bisogni siano affrontati adesso. La loro vita ha bisogni adesso, prima che in futuro.E tutto ciò, purtroppo – non per colpa loro – crea grossi problemi.
Problemi attuali
Questa posizione è molto preoccupante, perché tende implicitamente a contrastare temi di grande rilevanza sociale – come per esempio la Sostenibilità – che riguardano il futuro di tutto ciò che ci circonda. In particolare, come ci insegna l’«Agenda 2030», i due ambiti fondamentali sono:
• la relazione con gli Altri, «tutti gli Altri»
• La relazione con l’«Ambiente».
La relazione con tutto ciò che ci circonda – Altri ed Ambiente – ha a che fare con la felicità della nostra esistenza (matematicamente la nostra felicità è spiegata da questi due fattori).
Ma, stante il fatto che la Sostenibilità – che riguarda «Altri ed Ambiente» – ha a che fare con il «futuro», i segmenti di cui si parlava prima ribadiscono che:
• «Loro Stessi» hanno la precedenza su «Altri ed Ambiente»
• Ed i tempi di cui preoccuparsi sono «l’adesso», ben prima che «il futuro».
Remo Lucchi Presidente Advisory Board Eumetra
Quindi il problema va affrontato con urgenza, perché non ci si può più consentire disattenzioni verso la Sostenibilità e l’Agenda 2030 in generale. Si tratta degli investimenti – tattici e strategici – più importanti che deve fare lo Stato:
• Fare in modo che si inverta radicalmente la posizione di indifferenza verso la Sostenibilità: dare a questa gente, subito, prospettive anche professionali per il futuro, far capire che il futuro sarà il bene della vita, e che sul futuro si deve investire fin da subito
• Investire sulle nuove generazioni (dai 5 ai 25 anni in primis), soprattutto attraverso l’istruzione (tutti laureati!), per fare in modo che il Paese sia dotato di nuove energie. Bisogna fin da subito dare vera concretezza al II° comma dell’art. 3 della Costituzione: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
E quindi convincere tutti che il tema della Sostenibilità è il tema primario della nostra vita.